AMICI "DI MARIA" O SEMPLICI CLIENTI?
Commento all'articolo "A Friend with Weed is a Friend Indeed": Understanding the Relationship Between Friendship Identity and Market Relations Among Marijuana Users, di Belackova V. e Vaccaro A. [2013], in Journal of Drug Issues, n. 43, ed. US: Sage.
Il gruppo è una fondamentale unità di analisi in riferimento all'uso di droghe cosiddette "ricreative", anche come luogo della normalizzazione del comportamento illegale, come già Becker1 mostrava nel '66. Numerosi studi, di carattere prevalentemente quantitativo, hanno indagato le reti sociali dei consumatori prendendo in considerazione due dinamiche, distinte nella teoria ma non esclusive sul piano dell'esperienza: la selezione sociale e l'influenza sociale. In particolare a quest'ultima si è agganciata la rappresentazione comune della droga come oggetto di persuasione da parte del rivenditore, non a caso denominato "pusher" (che in inglese significa "promotore"); in effetti è dimostrato in letteratura che la presenza de "l'amico che usa marijuana" possa essere un predittore o una variabile co-occorrente del consumo, ma è anche vero che la letteratura scientifica ha ampiamente criticato il concetto di pusher.
L'articolo si focalizza su un aspetto di grande rilevanza nelle reti sociali della compravendita e del consumo di marijuana, cioè le relazioni di amicizia: queste in letteratura sono state già indagate a livello quantitativo, mostrando come nella maggior parte dei casi (in almeno più del 58% delle volte) gli acquisti avvengano proprio da amici, dato confermato a livello internazionale in USA, Nuova Zelanda, Repubblica Ceca; inferiori sono gli acquisti di questo tipo in Olanda (37%), dove è assai probabile che la presenza di coffee shop renda inutile l'acquisto per strada. La domanda degli autori riguarda il significato del concetto di "amicizia", che si dà per scontato essere pari a quello comune o al limite connotato nel senso delle "amicizie drogate" [Bourgois, 1998], dove la relazione è connotata al ricavare vantaggi dalla rete sociale.
I soggetti, una quarantina, sono stati sottoposti a interviste in profondità; motivo d'orgoglio per i ricercatori deve essere l'essere riusciti a reclutare persone che occupano posizioni diverse nella struttura reticolare della compravendita, dai produttori ai consumatori semplici, includendo gli intermediari e i rivenditori all'ingrosso. Un simile risultato è stato raggiunto grazie al ricorso al campionamento a valanga, consistente nel contattare un soggetto e chiedere a questo di promuovere la ricerca tra altri soggetti simili di sua conoscenza [Patton, 2002]3. Il metodo d'analisi è stato induttivo, partendo dalle parole degli intervistati fino a un cappello teorico scelto dagli autori come ottimale per collocare le narrazioni prodotte, ossia la Teoria dell'Identità, secondo la quale gli individui non interagiscono in un vuoto sociale, bensì l'interazione, anche tra sconosciuti, è fondata su aspettative che derivano dal ruolo che i soggetti ricoprono.
I risultati delle interviste confermano la rappresentazione del mercato della marijuana come sistema chiuso, auto-protettivo a causa dell'illegalità dell'oggetto stesso della compravendita. Tuttavia al suo interno, se per le altre droghe vale un'impostazione delle relazioni tesa alla distanza tra rivenditore e consumatore, qui le relazioni sono improntate all'amicizia. "Amico" è colui che è stato precedentemente presentato e che è disposto a cedere un po' della propria marijuana, e su di esso si crea l'aspettativa che:
- offra un po' della propria marijuana a un altro amico quando questi non ne ha;
- chi riceva un'offerta di marijuana restituisca il favore;
- compri in conto terzi o presenti l'amico al proprio rivenditore.
A nostro parere il lavoro di Belackova e Vaccaro ha numerosi pregi, teoretici e metodologici; oltre a mostrare l'efficacia del ricorso a tecniche di campionamento specifiche per gli argomenti sensibili, mostra come i significati, definiti qualitativamente, siano in rado di costruire strutture e dinamiche sociali. Rispetto al tema specifico delle droghe, invece, pone in evidenza i modi in cui gli stessi processi di socializzazione possano indurre comportamenti, aldilà di riferimenti generici all'influenza e al controllo sociali.
Armando Toscano
Fonti
1. BECKER, H. S. [1966], Becoming a Marijuana User Outsider: Studies in the Sociology of Deviance, ed. US: Free Press.
2. BOURGOIS, P. [1998], The Moral Economies of Homeless Heroin Addicts: Confronting Etnography, HIV Risk, and Everyday Violence in San Francisco Shooting Encampments, in Substance Use&Misuse, n. 33.
3. PATTON, M. Q. [2002], Qualitative Research & Evaluation Methods, ed. US: Sage.