BILANCIO 2014

Si sta per avvicinare la chiusura dell'anno solare. Ho sempre un po' di ansia, quando succede, perché mi viene in mente che a coincidere con tali momenti ci potrebbe essere una qualche scadenza fiscale che, in questo perpetuo espandersi e contrarsi delle maree degli impegni burocratici, moto che segue a sua volta le maree delle Riforme e dell'instabilità, potrei aver molto probabilmente dimenticato. Fortunatamente ho un'ottima Commercialista che mi segue e sa esattamente come tranquillizzarmi

Inoltre, confesso, mi sovviene un senso di sottile smarrimento all'idea di fermarmi col lavoro; abituato a ritmi di 12.5h al giorno per 6 giorni a settimana è davvero estraniante vedere l'agenda praticamente vuota a partire dal 22 dicembre 2014.  Di solito il primo giorno di vacanza è quello in cui realizzo che 12.5h di lavoro sono un tempo infinito, e che di solito non me ne rendo conto tra interventi educativi, consulenze aziendali, formazione, ricerca sul campo, riunioni, appunti e riflessioni trascritte nel tragitto da un posto a un altro, pasti frugali consumati con la fretta nelle gambe.

D'altro canto è molto importante fermarsi, e farlo in modo rituale, comandato, collettivo, per consentire allo spazio-tempo di rilasciare la propria tensione e riavvicinarsi. "Resoconti" li si chiama, o più semplicemente "ricordi"; ritorni elastici di questioni lasciate indietro, per le quali non c'è stato sufficiente spazio di elaborazione.

Il progetto Fatti di Vita è stato il mio secondo progetto di Ricerca Valutativa, il primo veramente professionale. È iniziato nel 2014, è nato dalla constatazione del fatto che la Comunità Terapeutica Airone di Taranto disponeva di un ingente archivio dati, con circa 3800 stringhe che, oltre all'anagrafica, riportavano data di ingresso, data di uscita, professione del padre, della madre e numero di fratelli: ho intravisto subito la possibilità di indagare da un punto di vista statistico le relazioni tra variabili sociologiche, strutturali con variabili psicologiche quali la durata della permanenza in Comunità e il rientro.

Fatti di Vita è stata e sarà per me una fonte di apprendimento molto ricca, e la prima riflessione che ho messo nel mio bagaglio è sui contatti tra Ricerca-Azione e Ricerca Valutativa. Ricordo che quando provai a sottoporre un capitolo della mia tesi all'Associazione Italiana di Valutazione mi fu detto che il mio testo conteneva delle ingenuità, quali l'avvicinamento tra le due forme di ricerca. Un riscontro senz'altro obiettivo, anche se questo punto mi lasciò perplesso; ero da poco uscito dall'Università e mi limitai a ingoiare il boccone amaro, senza però concludere mai la questione, "Si vedrà", mi dissi.

Il brutto di vizio di voler sperimentare le cose sulla mia pelle mi ha portato a volermi confrontare ugualmente con la possibilità che nel mondo concreto delle organizzazioni queste potessero giovare dall'utilizzo congiunto di Ricerca-Azione, fondata sulla stesura di un piano strategico da realizzare per tappe intermedie, e di Ricerca Valutativa, che consente di valutare l'efficacia delle azioni strategiche relativamente agli obiettivi preposti. Il bello degli anni '60 è che hanno promosso una revisione profonda delle prassi di ricerca, approdando a forme che spendessero il sapere accademico per la soluzione di problemi concreti; il brutto è che i prodotti di un tale processo sono diventati brand intoccabili, e che ulteriori proposte dal basso sono viste dai gruppi che li controllano come eresie

Quello che ho potuto constatare dal rapporto diretto con le organizzazioni è che rivelare le potenzialità della Ricerca schiude sempre molti desideri, e che questi possono essere intercettati e circoscritti solo mantenendo i paradigmi (e la mente) aperta e flessibile. Fatti di Vita dunque è divenuto un progetto di Ricerca Valutativa ma anche di governo delle ricadute che tale progetto avrebbe avuto: sistemazione dell'archivio delle schede anamnestiche, rifacimento del sito, realizzazione di un opuscolo da dare a Ser.T. e Prefetture, il tutto incanalato in un impianto di Ricerca-Azione usato qui come una cornice manageriale. Il tutto con l'obiettivo di attuare un processo di cambiamento che permettesse alla Comunità di transitare dalli status di Educativa a quello di Riabilitativa potenziando i propri strumenti.

Con la cooperativa Molecola ho collaborato su progetti di intervento nell'ambito della tutela dei minori. Anche qui Valutazione, Ricerca e Progettazione sono diventati termini fondamentali per calibrare una prassi che si rapporti in modo costante e critico agli obiettivi del mandato e ai metodi per conseguirli. Come strumento mi sono avvalso di un questionario di valutazione da compilarsi nell'immediato tempo successivo alla sessione di intervento, che ha lo scopo di mettere a fuoco i livelli di tensione, le gerarchie e le simmetrie che si sono venute a stabilire nella relazione tra me e il minore.

Molecola è una cooperativa che tiene molto alla selezione di operatori qualificati, poiché lavora su progetti condivisi dove la delega è ampia; ci si trova a gestire di una complessità tale, nell'intreccio a volte assurdo tra istituzioni qua organizzazioni, organizzazioni qua istituzioni esistemi qua gruppi umani che è impensabile una gestione centralizzata. Mediazioni, accordi, counseling, sono tutti aspetti di un lavoro che richiede tante competenze, prima fra tutte la tolleranza alla frustrazione.

Le riflessioni che metto in saccoccia per il 2015 riguardano innanzitutto la professione di Educatore Professionale; la mancanza di regolamentazione da un lato, la chiusura dall'altro delle Associazioni (che rimediano al vuoto istituzionale) a professionalità altre rispetto a quelle di un Corso di Laurea in Scienze dell'Educazione (come in Fatti di Vita, di nuovo un'Associazione che si comporta, di fatto, da minoranza attiva). Dall'altro mi rendo conto ancora di come sia difficile introdurre nelle organizzazioni prassi volte a garantire che almeno una piccola percentuale delle energie e dell'attenzione sia volta all'innovazione. Sarebbe un esperimento interessante provare a mettere sistematicamente all'ordine del giorno - e all'apertura delle riunioni - la voce "proposte di innovazione".

Con il Gruppo Songa ho inaugurato il mio terzo progetto di Ricerca Valutativa, iniziato con mansioni esecutive e approdato a un ruolo di responsabilità. Anche in questa situazione il semplice fatto di raccontare le possibilità della ricerca ha risvegliato quella che viene chiamata "pensabilità positiva"; è stato così messo a punto il nuovo questionario di valutazione della performance del personale, che tenesse conto del modo in cui effettivamente venivano stilati i report da parte dei valutatori, adottando una struttura atipica a flusso di coscienza: invece che ingabbiare la riflessione valutativa entro uno schema artificiale di domande sconnesse, il questionario Kaidor-Gruppo Songa prevede che le domande siano dei punti di snodo di un discorso dl tipo "Quando sono entrato il negozio era pulito/sporco e le vetrine ordinate/disordinate/in allestimento, c'erano ____ clienti e la venditrice mi ha salutato/non mi ha salutato/non mi ha notato subito", in modo tale da costruire in modo automatico, attraverso un foglio di analisi diviso in due schede, sia i report discorsivi che le sintesi quantitative.

Inoltre abbiamo con la Direzione messo a punto un piano di Valutazione a 360 da affiancarsi a quella adoprata dai cosiddetti "mystery shopper" in modo da avere copertura sia sul modo in cui le venditrici si rapportano ai clienti, sia sul modo in cui vivono l'azienda e il rapporto con i colleghi e i supervisori. La riflessione maggiore in questo caso riguarda la bellezza della complessità organizzativa, e la passione che risveglia in me l'idea di poterla avvicinare da consulente, ossia da persona di fiducia ma esterna.

La lezione più grande, infine, che mi porto dietro da questo anno lavorativo passato riguarda il mio lavoro per intero. Quando decisi di aprire Partita IVA mi animavano molti timori, rispetto all'idea di formalizzare la mia non appartenenza a nessuna organizzazione; oltre alla mia burocrato-fobia, certo. Devo riconoscere, però, di aver scelto bene. Penso che in nessun altro modo mi sarei potuto avventurare in così tanti, e così diversificati spazi di senso. Nella scelta del codice ATECO ebbi difficoltà, perché non avevo un centro di gravità così stabile da darmi una definizione professionalmente soddisfacente ed esaustiva.

Finché non è stata la mia stessa Commercialista a suggerirmi l'etichetta migliore: Ricercatore Sociale Freelance. Una definizione che mi restituisce bene sia il senso del mio girovagare che del mio continuo cercare qualcosa; che cosa? Concludo con una citazione da Karl Popper: "We're all seekers for thruth, but not its possessors". Buon 2015.

Popular Posts