LA NASCITA DELLA PSICOLOGIA SCIENTIFICA

Il processo di separazione della Psicologia dai grandi corpus filosofici, di cui faceva parte assieme a Etica, Logica, Epistemologia, persino Fisica, fino almeno al XVII secolo, viene avviato in modo sistematico e consapevole durante tutto l'Ottocento, per opera di un gremito numero di scienziati positivisti. In particolare, l'interesse per i temi della Psicologia nasce in seno a due di quelle che gli anglosassoni definiscono Hard Science, ossia Medicina e Fisica: semplificando, ma nemmeno troppo brutalmente, dalla Medicina mitteleuropea nasce la Psicologia Clinica, in un percorso di sviluppo che va oltre le vicende interne dei dibattiti scientifici tra Psichiatri, Psicoanalisti e Filosofi, e si intreccia strettamente con le vicende belliche della prima metà del '900; dalla Fisiologia e soprattutto dalla Fisica tedesche invece ha origine la Psicologia Sperimentale, inaugurata ufficialmente nel 1879 con l'apertura del Laboratorio di Lipsia. Fisiologia e Fisica non erano discipline distanti, anzi spesso chi si occupava dell'una portava avanti studi anche nell'altra, poiché erano gli stessi temi di indagine a richiedere entrambe le competenze: la conduzione nervosa, la fisiologia ottica, la fisiologia acustica primi fra tutti. 

Quando Wundt apre il primo laboratorio di Psicologia Sperimentale ha alle spalle tutt'altro che un vuoto, semmai il prezioso valore del suo atto sta nella capacità di aver dato nome, luogo e sintesi agli studi in ambito fisiologico e fisico: in particolare sono tradizionalmente riconosciuti quelli di Von Helmholtz sulla velocità di conduzione dei nervi, quelli di du Bois-Reymond cui si deve l'invenzione del termine potenziale d'azione, quelli di Ludwig che lo portarono a inventare strumenti quali il chirografo (che registra le variazioni nella tensione muscolare) e infine quelli di Brücke, anch'egli fisiologo, che diventerà a Vienna uno dei maestri di Freud.

Di per sé, il laboratorio di Wundt, non è che un grande appartamento, dotato di un corridoio e alcune stanze; ma è ciò che avviene al loro interno a essere degno di nota. Wundt infatti si occupa di studiare la percezione scomponendo l'esperienza percettiva nelle sue minime parti, analizzandola fino all'ultima parte scomponibile: un atteggiamento che viene identificato dai contemporanei di Wundt come elementarismo. Non è nell'analisi però che si esaurisce il suo interesse, anzi, in linea con l'epistemologia di Mach, Wundt cerca di stabilire le leggi di connessione tra gli elementi della percezione. Il metodo che adotta, sarebbe più corretto dire "che inventa", è sperimentale nel senso che raccoglie dati sugli esiti della manipolazione di una variabile, anche se manca della preparazione dei campioni necessaria a generalizzare le scoperte; si basa quindi su pochi casi ma studiati in profondità, raccogliendo resoconti dettagliati delle esperienze soggettive secondo un protocollo preciso: in questo consiste quindi l'Introspezione Sistematica, conosciuta anche come Metodo Introspettivo, secondo il quale i soggetti sperimentali, dopo un adeguato training, erano tenuti a descrivere l'esperienza visiva di un tavolo come insieme di frammenti, senza confondere ciò che sapevano dell'oggetto ("È un tavolo") con quello che effettivamente vedevano ("Oggetto di forma trapezoidale, colore in gradiente da marrone a marrone scuro, linee parallele più scure che attraversano longitudinalmente le assi eccetera"), per non incorrere nell'errore metodologico detto errore dello stimolo (confondere ciò che si sa con ciò che si vede); un simile impianto metodologico è simile a quello che si usa nel caso delle testimonianze giudiziarie, dove dire "Ho visto avvicinarsi un uomo che aveva brutte intenzioni" non ha alcun valore, mentre lo ha il dire "Ho visto un uomo camminare frontalmente con passo lento verso la mia direzione, con gli occhi rivolti a me per tutta la durata del tragitto", in virtù di una maggiore aderenza all'esperienza concreta.

La suddivisione tra elementi e complessi è ricorrente nel sistema wundtiano, ed è applicata:
1) alle emozioni, dove si distingue tra il dato grezzo degli affetti e quello elaborato delle emozioni;
2) alla percezione, in cui gli elementi sono le sensazioni e i complessi i percetti;
3) alla memoria, distinguendo le immagini mentali dai ricordi, le prime come frammenti dei secondi.
La mente tutta è concepita da Wundt secondo questa forma gerarchica, ed è definita come struttura totale in cui la coscienza è un elemento, appunto, un componente; quanto alla formazione delle idee complesse, si svolge in tre fasi, di cui le prime due corrispondenti alla formazione dell'esperienza disarticolata prima e organizzata poi: rispettivamente percezione (raccolta del dato grezzo) e appercezione (organizzazione), cui segue la volontà di reazione (azione conseguente alla percezione), simile nella logica al concetto di Risposta di cui parleranno i Comportamentisti.

Il discorso sulla distinzione tra dato percettivo grezzo e organizzato non è isolato al sistema concettuale di Wundt, ma permea la Fisiologia e la Psicologia tedesche; facendo un piccolo passo indietro, lo stesso von Helmholtz si era occupato del tema definendo il processo che a partire dallo stimolo visivo esterno costruisce il precetto inferenza inconscia. Il richiamo all'inconscio non è casuale, sono proprio quelli gli anni in cui viene messo al centro del dibattito; il grosso contributo di von Helmholtz sta nell'aver intuito che l'immediatezza dell'esperienza percettiva non corrisponde ad altrettanta immediatezza nel processo psicofisico, bensì sono diversi i passaggi intermedi: 
1) stimolo distale, corrispondente all'oggetto così com'è, con le sue proprietà indipendenti dal soggetto;
2) stimolo prossimale, che invece è il potenziale informativo disponibile all'organo di senso (oscillazione dell'aria per l'udito, spettro elettromagnetico per l'occhio, energia termica per il tatto eccetera); 
3) codifica, ossia trasduzione del segnale in entrata nel codice in cui dialogano i neuroni, che per l'occhio è tricromatico; 
4) elaborazione, consistente nella messa a punto delle costanze percettive; 
5) infine percetto, ossia il prodotto finale dell'inferenza, che conserva alcune caratteristiche dello stimolo distale ma in una forma rivista e corretta secondo le necessità e caratteristiche del sistema percettivo.
I contributi maggiori di von Helmholtz in termini di ricerca coinvolgono proprio la fase di codifica e di elaborazione: è lui l'autore della teoria tricromatica, per cui sono sufficienti tre tipi di coni e due tipi di fotorecettori (i coni, appunto, e i bastoncelli) per avere un sistema visivo completo, così come si è occupato di studiare le costante percettive, ossia quei fenomeni per cui differenze nel punto di vista del soggetto e quindi nell'immagine retinica proiettata dall'oggetto a livello prossimale non corrispondono a differenze nel percetto (ad es. quando guardiamo a distanza degli oggetti sulla linea dell'orizzonte appaiono più grandi di quanto non siano in realtà, così come le deformazioni del punto di fuga non ci appaiono come deformazioni della forma dell'oggetto).

Quando in psicologia si distingue la sensazione dalla percezione, a questo punto, è chiaro di che tipo di distinzione si tratti e da quali autori derivi. La definizione di sensazione in quanto impressione immediata e semplice, corrispondente all'intensità dello stimolo, sappiamo che stiamo parlando del dato grezzo ossia dello stimolo prossimale. 

La Psicologia Scientifica nasce nella tensione tra le grandi antinomie ottocentesche, e il dibattito aperto all'epoca dei fatti vedeva schierate sui due fronti opposti: da una parte gli scienziati (medici e fisici) Vitalisti, così chiamati perché sostenevano che la materia organica fosse animata da un sostrato metafisico, la vis vitalis, di cui l'elettricità animale altro non era che un'emanazione; era pertanto accettabile per i Vitalisti che i processi fisiologici violassero i bilanci termodonamici e che alle grandezze in essi coinvolte non fosse applicabile alcuna metrica (come si fa a misurare la vita?); un nome fra tanti di un vitalista celebre è Müller, maestro di von Helmholtz, autore del principio dell'energia nervosa specifica secondo cui ciascuna tipologia di nervi è attraversata da uno spirito specifico, spirito della vista nei nervi visivi, del tatto in quelli uditivi e così via. Dall'altra parte dello schieramento sostavano gli empiriocriticisti, le cui idee si affermano in reazione a quelle degli scienziati Romantici, e recuperano dal Positivismo di prima mano di Comte e Spencer il forte antagonismo alla speculazione metafisica e la centralità dello studio dei fatti concreti. Tra questi citiamo Mach, famoso per gli studi fluidodinamici, che ha contribuito all'indagine psicologica fornendo l'impalcatura epistemologica per la ricerca sperimentale in Psicologia: sosteneva infatti che l'Io non dovesse essere considerato come totale e sostanziale, bensì organizzato a partire da frammenti quali ricordi, sensazioni: uno studio scientifico deve dunque configurarsi come un'indagine delle relazioni funzionali tra gli elementi dell'esperienza, studio delle connessioni tra fenomeni. 

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