PENSIERO SISTEMICO NON È SINONIMO DI OLISMO

Di Derek Cabrera, docente di System Thinking presso la Cornell University e Senior Faculty presso il Laboratorio di Ricerca Cabrera. Recentemente ha pubblicato Systems Thinking Made Simple: New Hope for Solving Wicked Problems. Il testo originale, in inglese, è qui
Decostruiamo la convinzione secondo cui il System Thinking (ST) sia in contrasto con (in questo caso al versante opposto di un continuum) riduzionismo. Una simile convinzione appare ragionevole di primo acchito, e appartiene a molti dei miei maestri pensatori sistemici così come a molti pensatori contemporanei. Ma ci sono alcuni pericoli, che hanno principalmente a che vedere con il fatto che molti adepti potrebbero essere disorientati rispetto al senso dell'essere system thinker.

Prima di tutto, se il riduzionismo (ossia lo scomporre le cose nelle parti che le costituiscono) è su un versante del continuum, allora l'olismo (ossia il considerare le cose nel contesto della loro interezza) sta su quello opposto. Se il riduzionismo è l'opposto del ST, allora ST e olismo sono sinonimi. È qui sta il problema...
Non importa quanto si riesca a essere olistici, c'è sempre una totalità più larga a fare da contesto, e uno si ritrova quindi a rimuovere chirurgicamente la totalità presa in considerazione dalla totalità di cui è parte, cosa che viene criticata aspramente si riduzionisti. Pertanto, essere olisti puri che non riducono mai o, viceversa, riduzionisti puri che non considerano mai l'intero è assurdo, ed è una falsa dicotomia. Abbiamo bisogno di entrambi per iniziare a riflettere su qualunque cosa.

Pertanto, dividere le cose in parti (riduzionismo) è un atto del System Thinking tanto quanto vedere le cose nel contesto d'insieme. Un equilibrio salutare tra parte e tutto è un aspetto essenziale del pensiero sistemico. C'è un vecchio detto secondo cui ci sono due tipi di scienziati: quelli che montano e quelli che smontano. Il pensiero sistemico è un atto di rinuncia a questa dualità, preferendo l'opzione dello s-montare.
Certamente questo crea un altro problema. Quando rompiamo le cose nelle loro componenti strutturali, stiamo rompendo anche relazioni dinamiche, per cui dobbiamo adottare dell'attenzione aggiuntiva per identificare le relazioni rotte e pensarle come parti dinamiche dell'insieme (pena il rischiare di incappare in fenomeni inspiegabili che dovremo etichettare "emergenza").

Questo in cambio causa un ulteriore problema, ossia il fatto che la scelta di un limite è soggettiva, richiede l'adozione di una prospettiva, quindi dobbiamo considerare che simili distinzioni che facciamo per l'insieme (e ogni conseguente distinzione che facciamo per le parti) è un punto di vista. Cambia il tuo punto di vista e cambiamo anche le distinzioni.

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