LA RICERCA DELL’IDENTITÀ TERRITORIALE…
…è al centro del processo decisionale della Regione Puglia che ha portato alla definizione della legge speciale per Taranto (1), attribuendo alla Regione stessa il ruolo di cabina di regia (2). La natura solo politica dell’organizzazione e i forti interessi sul piatto (3) rischiano di bloccare invece che promuovere l'emergenza di una nuova identità territoriale (4).
(1) “È un ulteriore tassello che si aggiunge ad un più complesso puzzle che stiamo cercando di completare per rilanciare Taranto valorizzandone peculiarità e potenzialità e per questo ringrazio.il Presidente Emiliano e la giunta di aver condiviso la proposta di valorizzare una legge speciale per Taranto che “ha l’obiettivo strategico di consentire alla nostra città di riappropriarsi, idello spirito identitario del territorio e cancellare, così, il marchio Ilva per riconvertire l’economia tarantina partendo proprio dalle infrastrutture”.Il lavoro dovra’ essere condiviso con tutti i consiglieri regionali.del territorio il cui contributo sara’ assolutamente imprescindibile e fondamentale. Da parte mia.l’impegno di coordinare il tavolo tecnico – aggiunge Liviano – sarà proteso, nei prossimi mesi, al raggiungimento di questo obiettivo che continuerà nel solco di quanto già fatto in questo primo anno di esperienza in Consiglio regionale che mi ha visto, per la prima parte, ricoprire l’incarico di assessore all’Industria turistica e culturale, nella seconda quella attuale di consigliere regionale. aiutare Taranto ad evolversi da questa attuale situazione di difficolta’. Siamo consapevoli che il destino di Taranto non sia soltanto una questione legata all’intensità dei flussi economico-finanziari che sarà possibile destinare allo sviluppo del suo territorio ma che, alla pari dei migliori casi internazionali di città, che hanno dimostrato la capacità di invertire con successo la rotta di un destino apparentemente inesorabile, essa è soprattutto indissolubilmente legata alla capacità della Comunità territoriale di ritrovare una propria Identità positiva”.
http://www.studio100.it/?p=21090
-----
(2) «Per il periodo 2014-2020 ci sono a disposizione 38,8 miliardi di risorse nazionali del Fondo di sviluppo e coesione e 51,8 miliardi dei Fondi strutturali europei, compresi i cofinanziamenti nazionali che sono circa il 40%. In totale, 90,8 miliardi di euro. Tanti soldi, che bisogna spendere bene».
[…]
«Prima le risorse del Fondo sviluppo e coesione venivano ripartite tra le Regioni e queste le distribuivano in autonomia. Ora la cabina di regia serve per prendere le decisioni insieme, Stato e Regioni. Questo eviterà dispersioni e sprechi. Il che non significa che non verranno finanziati anche piccoli interventi perché, per fare un esempio, nell’edilizia scolastica a volte servono lavori per qualche decina di migliaia di euro, ma sono comunque necessari. Le voci principali di spesa riguarderanno tuttavia la banda ultralarga, le reti di trasporto e la logistica, il rinnovo del materiale rotabile, la depurazione e il dissesto idrogeologico, il rilancio produttivo nelle aree di crisi, l’attrazione turistico-culturale, la formazione per promuovere l’occupazione.
http://www.corriere.it/economia/16_aprile_24/de-vincenti-spesi-tutti-fondi-ue-linee-ferroviarie-scuole-pronti-altri-90-miliardi-investire-80811188-0987-11e6-9fb4-3b2d877e61d8.shtml
-----
(3) «È solo un tentativo di cercare di superare il ruolo del Governo centrale e anche l’Ilva immaginando che qui si possa vivere solo di turismo – commenta il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo –. Che poi tutti sono bravi a superare l’Ilva a parole, visto che il famoso piano B, di cui parla anche Emiliano, non esiste da nessuna parte». «Diciamo ad Emiliano che c’è bisogno di mettere le risorse e di fare i passaggi che competono alla Regione, non certo di spostare la cabina di regia da Palazzo Chigi a Bari – afferma Giancarlo Turi, segretario Uil –. Gli interventi sono definiti e il Governo sta anche lavorando all’accordo di programma per Taranto». Incalza Giuseppe Massafra, segretario Cgil: «Si rischia di far passare come “democratiche e partecipate” quelle scelte “panciste” di gruppi più o meno organizzati che nella stragrande maggioranza dei casi rappresentano solo loro stessi». E Antonio Castellucci, segretario Cisl, dice: per Taranto «c’è bisogno non di posizioni disfattiste e/o di movimenti di opinione allarmiste e/o politici che non sappiano generare fiducia e speranza» ma «di un patto sociale che favorisca lo sviluppo con una efficace collaborazione tra istituzioni, politica a tutti i livelli e con le parti sociali».
http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2016-08-11/puglia-imprese-e-sindacati-bocciano-legge-speciale-regionale-173904.shtml?uuid=ADk0bq4
-----
(4) I risultati mostrano, per il periodo in cui il programma di aiuti venne gestito in base a un assetto centralistico e autonomo, un effetto positivo della Cassa per il Mezzogiorno sulla crescita economica per tutti i comuni interessati. In questo periodo, approssimato col ventennio 1950-1970, l’esser stato parte del Regno delle Due Sicilie anziché dello Stato Vaticano non determina alcuna differenza nell’efficacia degli aiuti.
Le evidenze cambiano, e drasticamente, per il ventennio successivo, quando gli esponenti politici locali iniziano ad avere un ruolo nella gestione degli interventi. I benefici della Cassa si affievoliscono per tutti i comuni coinvolti e lo fanno in maniera più intensa, fino a implicare una penalizzazione per la crescita economica, per i territori che secoli prima appartenevano al Regno delle Due Sicilie.
Il cambiamento istituzionale, oltre ad aver peggiorato l’efficacia del programma di intervento, sembra quindi avere anche risvegliato quelle tradizioni di scarso civismo e poca attenzione al bene comune che erano invece rimaste silenti durante il periodo precedente. I risultati suggeriscono che gli assetti culturali ereditati dal passato sono complicati da estirpate: possono riemergere dopo decenni di dormienza. Allo stesso tempo, gli effetti di scarse dotazioni di capitale sociale non sono ineluttabili: assetti di governance adeguati possono rappresentare meccanismi utili per disinnescarne gli esiti nocivi.
http://www.lavoce.info/archives/42409/cassa-per-il-mezzogiorno-un-fallimento-per-scarso-civismo/
http://www.studio100.it/?p=21090
-----
(2) «Per il periodo 2014-2020 ci sono a disposizione 38,8 miliardi di risorse nazionali del Fondo di sviluppo e coesione e 51,8 miliardi dei Fondi strutturali europei, compresi i cofinanziamenti nazionali che sono circa il 40%. In totale, 90,8 miliardi di euro. Tanti soldi, che bisogna spendere bene».
[…]
«Prima le risorse del Fondo sviluppo e coesione venivano ripartite tra le Regioni e queste le distribuivano in autonomia. Ora la cabina di regia serve per prendere le decisioni insieme, Stato e Regioni. Questo eviterà dispersioni e sprechi. Il che non significa che non verranno finanziati anche piccoli interventi perché, per fare un esempio, nell’edilizia scolastica a volte servono lavori per qualche decina di migliaia di euro, ma sono comunque necessari. Le voci principali di spesa riguarderanno tuttavia la banda ultralarga, le reti di trasporto e la logistica, il rinnovo del materiale rotabile, la depurazione e il dissesto idrogeologico, il rilancio produttivo nelle aree di crisi, l’attrazione turistico-culturale, la formazione per promuovere l’occupazione.
http://www.corriere.it/economia/16_aprile_24/de-vincenti-spesi-tutti-fondi-ue-linee-ferroviarie-scuole-pronti-altri-90-miliardi-investire-80811188-0987-11e6-9fb4-3b2d877e61d8.shtml
-----
(3) «È solo un tentativo di cercare di superare il ruolo del Governo centrale e anche l’Ilva immaginando che qui si possa vivere solo di turismo – commenta il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo –. Che poi tutti sono bravi a superare l’Ilva a parole, visto che il famoso piano B, di cui parla anche Emiliano, non esiste da nessuna parte». «Diciamo ad Emiliano che c’è bisogno di mettere le risorse e di fare i passaggi che competono alla Regione, non certo di spostare la cabina di regia da Palazzo Chigi a Bari – afferma Giancarlo Turi, segretario Uil –. Gli interventi sono definiti e il Governo sta anche lavorando all’accordo di programma per Taranto». Incalza Giuseppe Massafra, segretario Cgil: «Si rischia di far passare come “democratiche e partecipate” quelle scelte “panciste” di gruppi più o meno organizzati che nella stragrande maggioranza dei casi rappresentano solo loro stessi». E Antonio Castellucci, segretario Cisl, dice: per Taranto «c’è bisogno non di posizioni disfattiste e/o di movimenti di opinione allarmiste e/o politici che non sappiano generare fiducia e speranza» ma «di un patto sociale che favorisca lo sviluppo con una efficace collaborazione tra istituzioni, politica a tutti i livelli e con le parti sociali».
http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2016-08-11/puglia-imprese-e-sindacati-bocciano-legge-speciale-regionale-173904.shtml?uuid=ADk0bq4
-----
(4) I risultati mostrano, per il periodo in cui il programma di aiuti venne gestito in base a un assetto centralistico e autonomo, un effetto positivo della Cassa per il Mezzogiorno sulla crescita economica per tutti i comuni interessati. In questo periodo, approssimato col ventennio 1950-1970, l’esser stato parte del Regno delle Due Sicilie anziché dello Stato Vaticano non determina alcuna differenza nell’efficacia degli aiuti.
Le evidenze cambiano, e drasticamente, per il ventennio successivo, quando gli esponenti politici locali iniziano ad avere un ruolo nella gestione degli interventi. I benefici della Cassa si affievoliscono per tutti i comuni coinvolti e lo fanno in maniera più intensa, fino a implicare una penalizzazione per la crescita economica, per i territori che secoli prima appartenevano al Regno delle Due Sicilie.
Il cambiamento istituzionale, oltre ad aver peggiorato l’efficacia del programma di intervento, sembra quindi avere anche risvegliato quelle tradizioni di scarso civismo e poca attenzione al bene comune che erano invece rimaste silenti durante il periodo precedente. I risultati suggeriscono che gli assetti culturali ereditati dal passato sono complicati da estirpate: possono riemergere dopo decenni di dormienza. Allo stesso tempo, gli effetti di scarse dotazioni di capitale sociale non sono ineluttabili: assetti di governance adeguati possono rappresentare meccanismi utili per disinnescarne gli esiti nocivi.
http://www.lavoce.info/archives/42409/cassa-per-il-mezzogiorno-un-fallimento-per-scarso-civismo/
-----