IL TERREMOTO ODIERNO…

…non è un fenomeno isolato (1), ma fa parte di un movimento tettonico che coinvolge l'intero Appennino (2) da diversi secoli (3) e che sta provocando fratture maggiori negli ultimi mesi (4); parlare di una totale imprevedibilità non è del tutto esatto.

(1) Il terremoto di domenica è avvenuto nella zona a sud-est di Norcia e rientra nella stessa sequenza sismica che si è attivata il 24 agosto e che adesso sta procedendo», ha detto il sismologo Alberto Michelini, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «Purtroppo non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, né possiamo in linea teorica escludere altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino ad oggi in aree adiacenti a quelle colpite in questi mesi». A sottolinearlo in una nota è il Cnr-Igag (Istituto di geologia ambientale e geoingegneria). Se da una parte questa sequenza «è fortemente preoccupante», sottolinea ancora la nota, dall’altro lato «la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi». Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della faglia (Amatrice, Visso, Norcia) «si fossero mossi tutti insieme generando un terremoto di magnitudo almeno 7.0».

http://www.corriere.it/cronache/16_ottobre_30/terremoto-violentissima-scossa-avvertita-anche-roma-516ea1f6-9e6c-11e6-a6dc-5f117ed55cf3.shtml
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(2) «L’Appennino si sta, in un certo senso, allargando — spiega Amato — E lo sta facendo a un ritmo di 3-5 millimetri all’anno. Significa che più o meno ogni due secoli c’è un metro di “trazione” da compensare, lungo tutta la penisola». Per un po’, la situazione rimane stabile, e a noi sembra di poter stare tranquilli. «Questo avviene perché lungo l’Appennino abbiamo faglie attive che per decenni, secoli, resistono a questa trazione. Però a un certo punto cedono, d’un tratto. Ed è così che arriva il terremoto o una serie di terremoti», prosegue Amato. Queste faglie insistono su segmenti di 20-30 chilometri, di conseguenza i terremoti avvengono non su tutta la penisola, ma in zone sempre abbastanza limitate.

http://parma.repubblica.it/cronaca/2016/08/25/news/terremoti_che_cosa_succede_all_appennino-146595695/

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(3) “Il movimento delle faglie per lunghi periodi può essere anche impercettibile, con terremoti di bassa magnitudo che danno origine a quella che chiamiamo come sismicità di fondo”,
continua Tertulliani: “talvolta però il movimento si scarica con forza maggiore perché il tratto di faglia che si rompe è più grande”. E nella zona, oltre alla sismicità di fondo, anche i grandi terremoti sono attesi e noti, almeno dal Dodicesimo secolo.

http://parma.repubblica.it/cronaca/2016/08/25/news/terremoti_che_cosa_succede_all_appennino-146595695/

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(4) L'intensità del terremoto è tanto più elevata quanto maggiore è la frattura che avviene nelle rocce interessate. Gli effetti su persone o cose sono costituiti da una serie di elementi quali, la relativa pro- fondità ipocentrale ( la profondita' e gli effetti di direttivita' lungo la faglia ed il con- tenuto in frequenza delle onde sismiche influenzano il risentimento in superficie ) e, soprattutto, la resistenza delle costruzioni umane alle sollecitazioni delle onde sismiche.

http://ww.iesn.it/index.php/terremoti/il-terremoto.html

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(5) “Quando un materiale viene sottoposto ad una sollecitazione esterna, si deforma – spiega Stefano Zapperi, uno dei firmatari dello studio e ricercatore al Cnr – La deformazione spesso avviene tramite eventi improvvisi e casuali, seguiti da periodi di quiete in cui sembra non accada nulla. Un esempio è la lenta deformazione della crosta terrestre che genera terremoti improvvisi e difficili da prevedere. Il nostro studio mostra che nella fase di quiete avvengono processi lenti che contribuiscono ad alleggerire il sistema tra una catastrofe ed un’altra e in particolari condizioni questo porta a catastrofi che si ripetono ad intervalli quasi regolari”. Questa specie di periodicità è stata osservata e dimostrata su metalli di piccole dimensioni, con diametri dell’ordine di un centesimo di millimetro. Il meccanismo è però completamente generale e potrebbe facilmente essere adattato per sistemi di maggiori dimensioni, tra cui anche la stessa crosta terrestre. “Lungo una faglia, ad esempio, tra un terremoto e un altro – continua Zapperi – l’energia viene spesso rilasciata anche tramite il lento fluire di acqua. La teoria suggerisce che se la velocità del flusso fosse simile a quella della faglia i terremoti potrebbero avvenire in modo quasi-periodico”.


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