I BIG DATA…

…mostrano i propri limiti in seguito alle previsioni sulla vittoria di Hillary Clinton (1), e andrebbero ripensati nell'uso e nella sostanza (2). 

(1) Non c'è solo il disastro dei sondaggi, ma anche di giornali storici come il New York Times e il Washington Post, di nuovi siti come Politico.com, di reti televisive come la Cnn. C'era stata una mobilitazione per denunciare le bugie di Trump, le sue frodi, la sua evasione fiscale. C'era stata una chiamata alle armi per impedire l'avanzata di un populista senza competenza per governare. C'era stata anche tra grandi intellettuali di destra (Robert Kagan) la levata di scudi contro il pericolo di un "fascismo in America".

http://rampini.blogautore.repubblica.it/2016/11/09/la-grande-sconfitta-dei-media-con-eccezioni/
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(2) Prima considerazione: i sondaggi hanno sbagliato, ma meno di quanto è stato sostenuto a caldo. Alla fine Hillary Clinton ha prevalso nel voto popolare e il margine di errore dei sondaggi nazionali è stato inferiore a quattro anni fa (ma in quel caso Obama vinse). La vera debacle è stata quella della miriade di esperimenti predittivi (basati su algoritmi, medie dei sondaggi, analisi big data) nati sull’onda del successo di Nate Silver nel 2012.
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Qui non si tratta di problemi di campionamento, i sondaggi non dovrebbero servire a dire “chi vince” (funzione oracolo), ma a dire “come vincere” (funzione strategica). Così, occupandosi di modificare il colore degli stati nelle cartine, ci si è dimenticati di analizzare in profondità altri “stati”, vale a dire gli stati d’animo dell’elettorato. 

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