PICCOLO ATLANTE PSICOSOCIALE DEI PARTITI

Un tempo, manuali di Psicologia Sociale come Psychologie des foules di Le Bon e Massenpsychologie und Ich-Analyse di Freud occupavano i comodini dei grandi uomini politici, indipendentemente dal colore politico. Sembra invece che nella contemporaneità ci si sia dimenticati del fatto che la Politica poggi su una base squisitamente psicosociale: partendo dal momento in cui l'elettore si fa un'idea del programma elettorale e costruisce un'immagine dei rappresentanti delle diverse fazioni, fino al punto in cui si sceglie di votare per un partito, le questioni politiche vengono sempre trasdotte in termini psicologici; lo dimostra il fatto che, in numerose occasioni, ciò che si percepisce di un personaggio influenza l'atteggiamento dell'elettore molto di più di ciò che ha fatto concretamente.

Crisi di governo e populismo

La crisi di governo cui si sta assistendo in questa estate 2019 ha molto di politico ma anche molto di psicosociale. A cominciare dalla connotazione principale dell'attuale (per ora) Governo, cosiddetto giallo-verde: il populismo. Sulla natura del populismo la stampa di questi ultimi due anni ha detto molto, così tanto che, forse, è opportuno fare chiarezza. Con "populismo" ci si riferisce a un fenomeno residuale, per cui larghe categorie di persone vengono a maturare atteggiamenti simili, in assenza di un vero collante che le tenga unite (Berezin, 2019); tuttavia, spingendosi un po' oltre, è possibile definire il populismo come quel modo di intendere la relazione tra cittadinanza e istituzioni in quanto rapporto con un'élite che detiene potere e portatrice di interessi distanti da quelli degli elettori comuni (Urbinati, 2019). La cosa interessante è che, al momento, quello populista pare essere l'unica vera grande leva in grado di produrre senso di appartenenza negli elettori, smuovendo in particolare il cittadino più temibile: quello che non vota. Il populismo agisce in quanto forza motrice, sollevandolo dal divano domenicale, distraendolo dal Moto GP e portandolo a fare l'immancabile fila nella scuola dei figli.

Tuttavia, come si è visto nel voto europeo dello scorso maggio, il populismo non è in grado di esprimersi in quanto in quanto programma, tanto che le forze populiste, nel Parlamento Europeo, sono rimaste polverizzate tra le categorie tradizionali di Destra, Sinistra e Centro, mentre continuano a svolgere bene la sua funzione di sollevamento-pesi (corporei, dal divano). Il meccanismo per cui viene a funzionare questa configurazione è stato spiegato da Kurt Lewin nella prima metà del secolo scorso, nelle sue speculazioni teoriche circa il movimento sociale degli Ebrei. Secondo l'autore, la distinzione in gruppi sociali è un fenomeno inevitabile, e ogni individuo si ritrova ad appartenere, più o meno consapevolmente, a un determinato gruppo sociale; il fatto che un gruppo abbia confini porosi o netti, da un lato, e le differenze di prestigio in vigore tra diversi gruppi fanno sì che le persone, pur appartenendo a un gruppo sociale, aspirino ad appartenere a un gruppo di rango superiore. Suddividere, quindi, la società in un popolo e un'élite, provoca immancabilmente una direttrice di movimento spontaneo, dal gruppo con status più basso (il popolo) a quello con status più elevato (l'élite); allo stesso tempo, però, è diverso il modo in cui questo movimento è stato organizzato, in quanto per il Movimento 5 Stelle si è trattato di riconfigurare l'attivismo in sé come strumento emancipatorio, mentre per la Lega per Salvini si tratta più rimuovere scomode regole ai micro-imprenditori del Nord.

Partito Democratico e Forza Italia come forze egemoni

Il Partito Democratico si trova a rappresentare proprio l'élite. In modo inconsapevole, perché si tratta di un partito che aggrega gli strati più istruiti e benestanti, quelli con maggiore cultura politica e senso delle istituzioni, insomma si può dire i tradizionalisti di Sinistra, per i quali gli anni '70 e '80 hanno trasformato l'ideologia in stile di vita, i valori in scelte di consumo senza che questa trasmutazione venisse avvertita troppo come una lacerazione nella vera anima della Sinistra: Bruce Springsteen, ristorante eritreo e vacanze in Nepal hanno saldato le identità più dei temi sociali. Il fatto che sia un partito di persone preparate, da un lato rende difficile il confronto politico, tanto che l'organizzazione in correnti sembra l'unico modo affinché i diversi capi possano conservare le proprie radici, dall'altro autorizza atteggiamenti un po' paternalistici nei confronti sia dei giovani politicanti, sia delle nuove formazioni politiche. A mio parere, il gruppo sociale di cui è espressione il PD è ancora un gruppo egemonico, ma non ha ancora realizzato quanta responsabilità derivi da questa posizione, che innanzitutto andrebbe riconosciuta in maniera esplicita, perché la si possa maneggiare con cura senza ferire le categorie più fragili.

Anche le fila di Forza Italia sono riempite, per certi versi, da un gruppo egemonico, anche se non si tratta di una base cresciuta a pane e politica, bensì di una schiera di imprenditori di aziende medie e grandi che hanno avuto modo di maturare un linguaggio (aziendalistico), uno stile di risoluzione dei problemi (molto pragmatico) e uno stile di vita (lontano dal moralismo post-sovietico o cristiano degli omologhi di Sinistra) comuni. Allo stesso tempo, il capo politico per eccellenza, Berlusconi, è stato in grado di trasformarsi in metafora di un problema sociale importante, ossia la presenza, a livello territoriale, di mafie e mafiette, rispetto alle quali si è preso atto dell'enorme difficoltà dell'esistente e si è preferito adottare la linea democristiana del «Non si poteva fare altrimenti». Le piccole imprese si sono avvicinate al sistema rappresentato da Forza Italia nell'idea di riuscire a giovare delle misure destinate alle consorelle di media e grande dimensione.


Lega ed esaltazione della piccola imprenditoria

Gli imprenditori agricoli del Nord, territorio contraddistinto da un'antica storia di conversione capitalistica dell'agricoltura da un lato, e dalla presenza di piccoli opifici dall'altro, hanno sempre preferito la Lega, in quanto rappresentativa di quel senso di differenza che ha sempre contraddistinto Lombardia (al di fuori di Milano) e Veneto (Paci, 1982). Gli elettori leghisti, quindi, si sono appassionati a una mitologia della propria identità, delle origini insubri e venetiche, che ha consolidato a livello territoriale mire autonomiste; autonomia che esprime la consapevolezza di essere migliori, in quanto più ricchi, ma senza aver bisogno degli orpelli dell'istruzione, del bon ton, del garbo istituzionale: è sufficiente il lavoro, il lavoro manuale, a fare dell'uomo un vero uomo e un vero leghista, e qualche bestemmia, tutt'al più, a dimostrare che non esiste nulla di davvero sacro.

Dalla dinamica sociale al sistema di valori

Vi è dunque la dinamica sociale tra popolo ed élite, un piano su cui il conflitto sociale si gioca su chi merita veramente di considerarsi élite: i cittadini che si attivano scoprendo la politica? Persone istruite con la Costituzione nel cuore? Gli imprenditori che hanno reso le aziende italiane competitive a livello internazionale? O i lavoratori che si rimboccano le maniche per costruirle materialmente, le case, mattone su mattone? Tuttavia non è sufficiente il livello della dinamica a spiegare la politica attuale; bisogna tenere conto anche del sistema di valori e il modo in cui valori politici e valori personali vengono a legarsi gli uni gli altri (Schwartz, Caprara e Vecchione, 2010). In questo senso vi sono diversi modi in cui tali valori sono organizzati, nel senso che in alcuni casi si tratta di pezzetti di una visione stralciata e ricomposta in modo incoerente, in altri invece sono incastonati in un paradigma organico.

Da un punto di vista valoriale, ad esempio, la Lega Nord e la Lega per Salvini sono indipendenti, in quanto nella prima confluiscono le esperienze di buon governo di alcuni territori dove si sono distinti dirigenti capaci, mentre nella seconda, dato il vuoto di valori, si è compensato facendo ricorso a una sorta di fobia anti-moderna che si esprime contro le migrazioni e contro le mutazioni sociali della famiglia. Convivono dunque i valori dell'autonomia e dello sciovinismo con una visione pre-valoriale, che genera consenso ma solo attorno all'idea che l'arrivo dei migranti possa coincidere con l'irrobustimento delle cooperative che gestiscono l'accoglienza, e quindi della visione cristiana e socialista della solidarietà. Questo è portatore di una contraddizione psico-sociale piuttosto importante, nel senso che se da un lato il sentirsi vera élite da parte degli elettori della Lega genera senso di forza, dall'altro il sentirsi costantemente minacciati da parte dei ben pensanti di Sinistra li mette in una condizione di debolezza costante. Salvini, al momento, riesce a fare da traid d'union.

PD e Forza Italia sono espressione del tradizionalismo, tanto che le accuse incrociate che si sono mossi erano di essere comunisti i primi, liberisti i secondi. In realtà risulta da un’analisi dei valori personali alla base delle appartenenze politiche che il Centro-Sinistra sia maggiormente espressione di universalismo e benevolenza, il Centro-Destra di sicurezza, conformismo e riuscita personale (Schwartz, Caprara e Vecchione, 2010). Al di là di questi orientamenti generali, tuttavia, rimane il fatto che il posizionamento valoriale sia una questione spinosa per la Sinistra, in quanto ogni sottogruppo e corrente si configura come un piccolo castelletto poliedrico, stabile e chiuso. Nel caso del Centro-Destra, invece, sembra che la capacità del capo di tenere unito il gregge prevalga sull’espressione di valori, forse perché la dimensione valoriale non è rilevante per questo schieramento.

Per quanto riguarda, invece, il Movimento 5 Stelle, l'ideologia è organizzata attorno al perno della cosiddetta decrescita felice, che fornisce una visione complessiva della società, dell'economia e dello sviluppo. Tuttavia, essendo il movimento animato a livello strutturale da una forma di capitalismo digitale (Caruso, 2017), gli attivisti non riescono a rimanere sul piano dei valori, bensì traducono la teoria in stili di vita e di consumo. Questo ha consentito il proliferare di siti e canali YouTube destinati al mercato penta stellato, affamato di “Notizie che vi tengono nascoste” e di “Verità che nessuno vi dirà mai”, che hanno sdoganato posizioni già diffuse da diverso tempo negli Stati Uniti, come l’antivaccinismo e il cospirazionismo; idee mobili, che bene si sono amalgamate all’asse portante della decrescita felice.

Desidero concludere con una nota sui Verdi, che in Italia faticano a decollare dopo un passato promettente (e, in alcuni passaggi, glorioso). Si tratta attualmente di una formazione internamente sconnessa, sia a livello di dinamica sociale che di valori: pur esprimendo, infatti, posizioni ecologiste, non ha chiarito alcune questioni fondamentali quali il livello del dibattito (scientifico o divulgativo?), il legame con i temi sociali, la visione dell’economia ecc., fatti che rendono l’ecologismo un coacervo di discorsi a volte fantasiosi, più che un vero e proprio fronte comune o un paradigma.

Bibliografia

Berezin, M. (2019). Fascism and populism: Are they useful categories for comparative sociological analysis?. Annual Review of Sociology, 45.

Urbinati, N. (2019). Political theory of populism. Annual Review of Political Science, 22, 111-127.

Paci, M. (1982). La struttura sociale italiana: costanti storiche e trasformazioni recenti (Vol. 138). Il mulino.

Schwartz, S. H., Caprara, G. V., & Vecchione, M. (2010). Basic personal values, core political values, and voting: A longitudinal analysis. Political psychology, 31(3), 421-452.

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