UN GIOCO DI ENIGMISTICA PER L'ESTATE (OVVERO DIECI PUNTI SULL'EX ILVA)
Questo che sto per fare è uno di quei giochi in cui si uniscono i puntini nel tentativo di far emergere un disegno. Non me ne voglia chi lavora con molta più competenxa di me, da anni, allo stesso obiettivo, come la rete Peacelink, o l'associazione Giustizia per Taranto; mi prendo la libertà di fare questa operazione più per rompere un tabù che con intenzioni scientifiche, perché non c’è che dire: parlare dell’Ilva mette non poca soggezione, e viene voglia di tralasciare.
Il primo puntino è che lo stabilimento di Taranto di quella che un tempo era Ilva, mentre oggi è Arcelor Mittal, dal punto di vista ambientale ha le carte in regola: come dichiarato al tavolo tecnico per il monitoraggio ambientale sulla Città di Taranto, la qualità dell’aria non presenta criticità nel quartiere Tamburi, l’incremento della concentrazione di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) in alcuni momenti del 2018 è legato a fattori metereologici. Tuttavia, i dati forniti dalla stazione di rilevamento posta nella cokeria all’interno dello stabilimento hanno mostrato un incremento delle concentrazioni di benzene, acido solfidrico e IPA.
Il secondo puntino riguarda proprio il quartiere Tamburi. Deve il suo nome al fatto che ivi sono presenti le foci di due fiumi, il Tara e il Galeso, e che un sistema di chiuse in legno costruito dai coloni spartani generava un rumore costante, simile a un tamburo. È un quartiere sorto e sviluppatosi vicino al porto mercantile, oggi caratterizzato da una situazione sociale di grave fragilità. Se confrontiamo tra loro la situazione socio-economica dei diversi quartieri di Taranto osserviamo che:
Il terzo puntino ci fa andare al 1934, quando fu emesso un Regio Decreto (il 1265) che dichiarò:
Il quarto puntino deriva da considerazioni sul mercato dell’acciaio, in calo in Italia, ma anche nel resto del mondo: è in aumento solo negli Stati Uniti e in Cina. Tuttavia, l’Italia occupa ancora una posizione di enorme prestigio a livello mondiale, nel 2016 ad esempio era undicesima per volumi di produzione. In pratica si è in una situazione in cui la quota di mercato è ancora ampia, ma il business ha raggiunto il suo limite naturale e adesso è lentamente in calo.
Il quinto puntino riguarda la distribuzione delle concentrazioni di cadmio e di PM 2.5, che raggiungono il massimo nelle aree dei Tamburi e di Paolo VI, investendo nel caso del cadmio anche una parte del Borgo Umbertino. Il cadmio è nefrotossico, mentre il PM 2.5 ha ricadute sulle patologie respiratorie.
Il sesto puntino riguarda le concentrazioni di diossina, per la quale in Italia non c’è una legge che ne regoli il limite e che comunque in Europa è regolata a macchia di leopardo. L’ARPA Puglia afferma che nel 2018 sussistono superamenti sull'Afo 4 al camino E137, e sull'agglomerato al camino E134, che hanno riportato i valori ai livelli critici del 2012.
Il settimo puntino riguarda il sito in cui sorge l’ex Ilva: vicinissimo al porto mercantile, ma anche al quartiere dei Tamburi e Paolo VI, vicino anche al resto di Taranto. La vicinanza con il porto permette di abbattere i costi di trasporto dei materiali e dei prodotti finiti.
L’ottavo puntino concerne il ciclo di vita del prodotto, un modello che i dirigenti conoscono bene, in quanto consente loro di massimizzare l’efficacia della direzione, che non dipende solo dagli utili, ma anche dal posizionamento del marchio, dalla capacità di governare le avversità ecc. Nello specifico, esistono quattro combinazioni possibili che derivano dalle quote di mercato e dalla crescita possibile:
Il nono puntino è una signora, Annapia, che venne intervistata e rilasciò una dichiarazione che divenne virale. Nel video, la signora, che vive nel quartiere Tamburi, dice che il giorno prima aveva pulito il pavimento e aveva raccolto molta polvere di coke, che viene dal deposito esposto al vento vicinissimo alla città.
Il decimo puntino sono i dati sull’incidenza di tumori e malattie respiratorie a Taranto contenuti nel report Sentieri. Secondo il documento (il più accreditato dal punto di vista epidemiologico), nella popolazione residente (uomini e donne) risulta aumentato il rischio di decesso per le patologie considerate a priori come associate all’esposizione industriale specifica del sito in particolare per il tumore del polmone, mesotelioma e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne. L’esposizione a PM10 e SO2 di origine industriale è risultata associata a un aumento della mortalità per cause naturali, tumori, malattie cardiovascolari e renali dei residenti.
Potrebbero esserci ancora molti altri puntini: sulle condizioni della falda acquifera, per esempio, o sullo stato di avanzamento delle bonifiche che avrebbero dovuto già essere concluse, per non parlare delle discariche di rifiuti industriali abusive. Ma questi dieci sono sufficienti per intravvedere ognuno di noi il disegno che ritiene più verosimile.
La signora Annapia se n'è andata prematuramente, per via di un tumore. Intanto, Tartaglia e collaboratori (2018) mostrano come il fatto di abitare in un territorio così gravato dalle difficoltà come Taranto porti le persone a peggiorare ulteriormente la propria qualità della vita, adottando strategie di difesa psicologica di tipo evitante: in altri termini, si tratta di una strategia che, invece che affrontare il problema, lo aggira e finge che non ci sia.
Il primo puntino è che lo stabilimento di Taranto di quella che un tempo era Ilva, mentre oggi è Arcelor Mittal, dal punto di vista ambientale ha le carte in regola: come dichiarato al tavolo tecnico per il monitoraggio ambientale sulla Città di Taranto, la qualità dell’aria non presenta criticità nel quartiere Tamburi, l’incremento della concentrazione di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) in alcuni momenti del 2018 è legato a fattori metereologici. Tuttavia, i dati forniti dalla stazione di rilevamento posta nella cokeria all’interno dello stabilimento hanno mostrato un incremento delle concentrazioni di benzene, acido solfidrico e IPA.
Il secondo puntino riguarda proprio il quartiere Tamburi. Deve il suo nome al fatto che ivi sono presenti le foci di due fiumi, il Tara e il Galeso, e che un sistema di chiuse in legno costruito dai coloni spartani generava un rumore costante, simile a un tamburo. È un quartiere sorto e sviluppatosi vicino al porto mercantile, oggi caratterizzato da una situazione sociale di grave fragilità. Se confrontiamo tra loro la situazione socio-economica dei diversi quartieri di Taranto osserviamo che:
- il quartiere Borgo ha un 51% di abitanti con uno status basso, ma anche un 30% da status medio-alto ad alto;
- nel quartiere Salinella coesistono un 40% degli abitanti con uno status basso e un 39% con uno status alto;
- abitano nel quartiere Tre Carrare-Battisti un 53% di abitanti con uno status basso, il 29% degli abitanti ha uno status da medio ad alto;
- il quartiere Paolo VI vede il 64% dei propri abitanti versare in uno status basso, il 19% alto;
- il quartiere Italia-Montegranaro ha una situazione socioeconomica omogenea, la distribuzione della popolazione tra i diversi status è abbastanza uniforme;
- il quartiere Solito è tra i più elevati, con un 40% degli abitanti collocati al livello alto;
- i quartieri Tamburi, Isola e Lido Azzurro vedono il 69% della popolazione in condizioni di status basso, il 22% in status medio-basso, il 5% ha uno status da medio ad alto.
Il terzo puntino ci fa andare al 1934, quando fu emesso un Regio Decreto (il 1265) che dichiarò:
«Le manifatture o fabbriche che producono vapori, gas o altre esalazioni insalubri o che possono riuscire in altro modo pericolose alla salute de gli abitanti sono indicate in un elenco diviso in due classi. La prima classe comprende quelle che debbono essere isolate nelle campagne e tenute lontane dalle abitazioni; la seconda, quelle che esigono speciali cautele per la incolumità del vicinato.»
Il quarto puntino deriva da considerazioni sul mercato dell’acciaio, in calo in Italia, ma anche nel resto del mondo: è in aumento solo negli Stati Uniti e in Cina. Tuttavia, l’Italia occupa ancora una posizione di enorme prestigio a livello mondiale, nel 2016 ad esempio era undicesima per volumi di produzione. In pratica si è in una situazione in cui la quota di mercato è ancora ampia, ma il business ha raggiunto il suo limite naturale e adesso è lentamente in calo.
Il quinto puntino riguarda la distribuzione delle concentrazioni di cadmio e di PM 2.5, che raggiungono il massimo nelle aree dei Tamburi e di Paolo VI, investendo nel caso del cadmio anche una parte del Borgo Umbertino. Il cadmio è nefrotossico, mentre il PM 2.5 ha ricadute sulle patologie respiratorie.
Il sesto puntino riguarda le concentrazioni di diossina, per la quale in Italia non c’è una legge che ne regoli il limite e che comunque in Europa è regolata a macchia di leopardo. L’ARPA Puglia afferma che nel 2018 sussistono superamenti sull'Afo 4 al camino E137, e sull'agglomerato al camino E134, che hanno riportato i valori ai livelli critici del 2012.
Il settimo puntino riguarda il sito in cui sorge l’ex Ilva: vicinissimo al porto mercantile, ma anche al quartiere dei Tamburi e Paolo VI, vicino anche al resto di Taranto. La vicinanza con il porto permette di abbattere i costi di trasporto dei materiali e dei prodotti finiti.
L’ottavo puntino concerne il ciclo di vita del prodotto, un modello che i dirigenti conoscono bene, in quanto consente loro di massimizzare l’efficacia della direzione, che non dipende solo dagli utili, ma anche dal posizionamento del marchio, dalla capacità di governare le avversità ecc. Nello specifico, esistono quattro combinazioni possibili che derivano dalle quote di mercato e dalla crescita possibile:
- alta crescita ed elevate quote di mercato, che significa che bisogna investire per mantenere alto il posizionamento favorevole;
- alta crescita e poche quote di mercato, che significa che ci si trova in un’anomalia che deve essere interpretata, in quanto può nascondersi qualche fattore latente che può determinare tanto il successo quanto il fallimento della strategia;
- bassa crescita e poche quote, se ci si trova qui significa che è arrivato il momento di uscire dal mercato;
- bassa crescita ed elevate quote di mercato, è la situazione detta di “mungitura della vacca”, in quanto il business produce con pochi investimenti e consente di investire in altri mercati.
Il nono puntino è una signora, Annapia, che venne intervistata e rilasciò una dichiarazione che divenne virale. Nel video, la signora, che vive nel quartiere Tamburi, dice che il giorno prima aveva pulito il pavimento e aveva raccolto molta polvere di coke, che viene dal deposito esposto al vento vicinissimo alla città.
Il decimo puntino sono i dati sull’incidenza di tumori e malattie respiratorie a Taranto contenuti nel report Sentieri. Secondo il documento (il più accreditato dal punto di vista epidemiologico), nella popolazione residente (uomini e donne) risulta aumentato il rischio di decesso per le patologie considerate a priori come associate all’esposizione industriale specifica del sito in particolare per il tumore del polmone, mesotelioma e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne. L’esposizione a PM10 e SO2 di origine industriale è risultata associata a un aumento della mortalità per cause naturali, tumori, malattie cardiovascolari e renali dei residenti.
Potrebbero esserci ancora molti altri puntini: sulle condizioni della falda acquifera, per esempio, o sullo stato di avanzamento delle bonifiche che avrebbero dovuto già essere concluse, per non parlare delle discariche di rifiuti industriali abusive. Ma questi dieci sono sufficienti per intravvedere ognuno di noi il disegno che ritiene più verosimile.
La signora Annapia se n'è andata prematuramente, per via di un tumore. Intanto, Tartaglia e collaboratori (2018) mostrano come il fatto di abitare in un territorio così gravato dalle difficoltà come Taranto porti le persone a peggiorare ulteriormente la propria qualità della vita, adottando strategie di difesa psicologica di tipo evitante: in altri termini, si tratta di una strategia che, invece che affrontare il problema, lo aggira e finge che non ci sia.