LIBERTÀ E SICUREZZA



Mai come in questo periodo di emergenza ci si è trovati ad assistere prima, e a interrogarsi poi, sulla riproposizione di temi fondativi come libertà e sicurezza. Tanto che ci sono stati dubbi innanzitutto sulla costituzionalità del lockdown, in quanto ha influito direttamente su libertà fondamentali come movimento e culto (Strade Magazine). Secondo Paolo Becchi, ex ideologo del Movimento 5 Stelle, stiamo vivendo un regime di dittatura terapeutica (Formiche.net), focalizzandosi principalmente sulla sospensione dell’attività parlamentare e sul ricorso all’istituto giuridico del DPCM. Esistono due correnti di costituzionalismo, riconducibili a Destra e Sinistra, che hanno fornito interpretazioni divergenti circa il modo in cui la Costituzione consenta o meno di ridurre la libertà a favore della sicurezza, e il dibattito tra Cassese e Zagrebelsky è rappresentativo delle due posizioni (Termometro Politico). 

In generale, il manicheismo con cui sono state portate avanti le discussioni sulle strategie di apertura ha messo in contrapposizione libertà e sicurezza, come se si trattasse di quantità complementari (Wu Ming Foundation); una ricostruzione complessiva della catena di comando e dei documenti emessi dai diversi livelli decisionali, tuttavia, sembra aver prevalso una logica di progressivo decentramento, che è poi anche la stessa che ha dato adito a maggiore confusione e contradditorietà tra Regioni e Stato Centrale (Openpolis). Decentramento che è arrivato a riaffermare il principio di responsabilità, come campo individuale in cui riappropriarsi della libertà agendo in sicurezza per gli altri e, quindi, anche come locus di ricostruzione della comunità umana (Iai.tv). Ci si potrebbe invece interrogare con molta più veemenza sulla libertà di parola, guardando a un Paese europeo come l’Ungheria di Orbán (Adnkronos). 

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