LA SFIDA ORGANIZZATIVA DI FRONTE ALLA COVID-19
Con l'emergenza Covid-19 tutti i Sistemi Sanitari mondiali si sono trovati gravemente sotto stress. Le caratteristiche della malattia rendono necessario un ricorso massivo alle terapie intensive, oltre che un approvvigionamento costante di farmaci, ossigeno e DPI (Dispositivi di Protezione Individuale). Sul New England Journal of Medicine, i medici del Papa Giovanni XXIII scrivono che 300 letti su 900 sono occupati a marzo da malati di Covid-19, che il 70% dei posti in terapia intensiva è riservato ai malati gravi e che ormai diverse persone muoiono nei letti di fortuna ricavati mettendo materassi nei corridoi. La Lombardia, con una capacità standard di 724 letti in terapia intensiva, ha dovuto sopportare il peso maggiore, e ha subito in pieno gli effetti di un approvvigionamento scarso, ma anche di alcune rigidità organizzative che pertengono il modo in cui il Sistema Sanitario Regionale è organizzato. A oggi, i morti in Lombardia sono arrivati a più di 16 mila, e se non si fossero prese misure di restrizione e contenimento a livello nazionale sarebbero stati molti di più.
In questa puntata di Psicologia Fuori ne parlo con Alessandro Battistella, esperto di sistemi socio-sanitari integrati, e Giancarlo Lavazza, psicologo della salute, i quali fanno emergere l'importanza della visione organizzativa, sia in termini di struttura e procedure che di qualità delle decisioni prese. Bisogna infatti sottolineare che, benché esistesse un piano pandemico, molte decisioni sono state prese in regime di scarsità di risorse di tipo: temporale (si è presa coscienza del pericolo tardi, e bisognava agire molto in fretta), cognitiva (la pressione e l'ansia hanno sicuramente giocato un ruolo importante), materiale (quando sono state prese le decisioni era noto che non ci sarebbero stati posti letto a sufficienza).