LA FAMIGLIA COME BUFFER DELLA CRISI



La pandemia da Covid-19 ha messo in evidenza l’importanza dello Stato Sociale, dal momento che, come avvenuto per esempio negli Stati Uniti, la crisi economica in cui rischiano di precipitare le economie occidentali può rendere le disuguaglianze ancora più accentuate (Washington Post). Tuttavia, lo Stato Sociale italiano necessita di essere riformulato, tenendone fissa la vocazione universalistica: bisogna mettere al centro i servizi di cura, che costituisce uno dei bisogni più in aumento con l’invecchiamento progressivo della popolazione, e ridisegnare l’intero sistema attorno alle famiglie, intese in senso inclusivo (Il Mulino); il richiamo all’inclusività è fondamentale, alla luce delle denunce dell’associazione Famiglie Arcobaleno relative ai paradossi generati dal mancato riconoscimento della doppia genitorialità ai figli di coppie omogenitoriali proprio durante il lockdown (ilSussidiario).

Già prima della pandemia da Covid-19, risultava che in Italia fossero circa tre milioni gli Italiani con compiti di cura degli anziani, oltre 10 milioni e 500 mila quelli con incarichi legati alla genitorialità (Secondo Welfare). Come ha avuto modo di commentare il presidente delle Acli nazionali Roberto Rossini in merito all’indagine di Sfera sulle famiglie durante la chiusura «Il soggetto ‘famiglia’ ha retto meglio di chiunque altra istituzione allo tsunami epidemiologico e sociale nonostante le risposte che riceve dallo Stato siano ancora parziali», guardando con favore alla promessa del Family Act (Agensir):  con l’approvazione del Disegno di Legge, si è fatto ordine nella giungla di misure a sostegno delle famiglie, oltre ad aggiungerne altre come il contributo mensile per ogni figlio fino ai 18 anni, senza limiti di età qualora il figlio abbia una disabilità (IoDonna), dando la possibilità di risparmiare fino a 2000 € l’anno per spese importanti come badanti e colf (Redattore Sociale). 

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