LA RETE



La lettura di Stati nervosi di William Davies, sociologo britannico attento a come le società provano ed esprimono emozioni, schiude un mondo che quasi sempre, e volutamente, si trascura: quello della manipolazione dell’informazione. Vuoi perché non sono tra i nativi digitali, vuoi perché trovo difficile esprimere un giudizio critico fondato su vicende che, in fondo, paiono molto simili alle peggiori teorie del complotto, si tende a lasciare sempre a margine l’approfondimento di avvenimenti e scandali che coinvolgano avanti a tutti Facebook. Invece no, viene fuori che questo filone di analisi è fondamentale per comprendere quanto sta avvenendo a livello macroscopico a livello italiano e ancora di più internazionale, tanto che lo stesso populismo, fenomeno in cui siamo immersi totalmente, vede tra le proprie cause strategie consapevoli di manipolazione dell’informazione. Qui di seguito un passaggio dello stesso Davies (pag. 215):

«La sfera pubblica ed economica si stanno tuttavia organizzando sempre di più intorno ai principî di conflitto, attacco e difesa, dando sempre meno fiducia a voci come giornalisti tradizionali e giudici che dichiarano di tenersi fuori dalla mischia.» 

Certamente non basta la lettura di alcuni articoli di giornale per poter ricostruire un quadro così difficile, ma sarà utile a iniziare a cogliere collegamenti tra fatti di cronaca e dinamiche sociali e politiche che difficilmente trovano una loro ricostruzione organica, proprio perché in alcuni casi i passaggi sono oscuri od oggetto di indagine, e quindi non accertati, in altri invece si tratta di cambiamenti in atto che lasciano trapelare segnali deboli. Dal momento che l’intreccio risulta assai complicato, conviene svolgere la fabula in modo da mettere in ordine i fatti, sapendo che sono condizionati dalle fonti e che comunque potranno costituire dei tasselli, e non tutta la figura per intero. 

Si comincia da lontano, quando nel 2003 Peter Thiel e altri quattro personaggi fondano Palantir, azienda che si occupa di analisi di dati. Si potrebbe sicuramente andare più indietro ancora, almeno alla Guerra di Bush al terrorismo; ma qui si sta cercando l’avvio di ciò che ha portato oggi alla cosiddetta information warfare; sicuramente sarà un passaggio  dirimente per ulteriori approfondimenti, trovare un punto di inizio più consensuale e riconoscibile.

Peter Thiel è stato anche il fondatore di PayPal, nonché uomo vicino all’estrema destra statunitense. In The education of a libertarian afferma: «Una grande impresa è una cospirazione per cambiare il mondo», mostrando come il grande imprenditore del Duemila non sia affatto amico della concorrenza. Il nome dell’azienda, Palantir, deriva da Il Signore degli Anelli, e sta a indicare le pietre veggenti che consentono di comunicare segretamente al di fuori dello sguardo vigile di Sauron. Thiel è stato un fortissimo sostenitore di Trump, fino a luglio 2020 (Business Insider).

Nel 2007 il conservatore Andrew Breitbart lancia insieme a Stephen K. Bannon Breitbart News Network, un portale di estrema destra, con sede legale negli Stati Uniti e a Gerusalemme, accusato di essere misogeno, xenofobico e razzista sia dai Democratici che dai Repubblicani moderati; comproprietario di Breitbart News Network è la famiglia Mercer; Robert Mercer, noto promotore della candidatura di Trump, sosteneva che i gatti avessero più valore del sistema di welfare (Politico.eu). Hanno lavorato al portale personaggi come il britannico Milo Yiannopoulos, noto per simpatie neo-naziste e per aver preso parte al Gamergate, che può essere definito come una campagna Twitter di offesa, degenerata anche in minaccia, contro game designer donne, femministe e giornaliste (Washington Post), dai toni assolutamente misogini, omofobici e razzisti. 

Qualche anno dopo, nel 2013, Stephen Steve Bannon ha contribuito insieme a Robert Mercer e Alastair MacWillson a fondare Cambridge Analytica, la società britannica specializzata in psicografie, ossia nel creare profilazioni dei consumatori e degli elettori a partire dal loro comportamento online. L’idea di base è tanto banale quanto dirompente, soprattutto in un mondo politico che fino a quel momento aveva considerato le emozioni materia non scientifica: utilizzando la griglia dei Big Five, secondo cui la personalità sarebbe un costrutto che si sofistica a partire da cinque tratti elementari, vengono mappati tutti i comportamenti degli iscritti di Facebook (Vox); in particolare, la tecnica del micro-targeting comportamentale riuscirebbe a influenzare non le opinioni, ma le emozioni delle persone (Il Post). L’azienda nasce come spin-off della britannica Strategic Communication Laboratories, diretta per un periodo da Alexander Nix, CEO successivamente di Cambridge Analytica. 

Sul sito dell'azienda, è riportato che nel 2012 avesse contribuito a rilanciare un partito italiano i cui ultimi successi risalivano agli anni '80, e che solo in quel momento stava iniziando a registrare un rialzo lieve nei sondaggi. Il nome del partito non è citato, mentre desta perplessità il fatto che nel 2012 Cambridge Analytica non esistesse; tuttavia, si pensa che il servizio di consulenza possa essere stato reso dalla SCL-Group

Nel 2014, Michael Flynn, veterano di guerra, riceve 65 mila dollari per una consulenza a un'azienda russa, e viene invitato a Mosca per una cena di gala, seduto a fianco dello stesso Vladimir Putin (AGI). Diventerà per breve tempo consigliere alla Sicurezza. 

Nel 2016, nel Regno Unito, Cambridge Analytica è stata attiva nella campagna pro-Brexit (Associated Press), nonostante dal partito promotore UKIP siano arrivate smentite. La Commissione parlamentare inglese su Cultura, Media e Sport ha concluso nel 2019 che c'erano grosse ragioni per pensare che i dataset analizzati dall'azienda siano stati poi ceduti direttamente al gruppo di lavoro della campagna Leave.EU (Politico.eu).

Il 2016 è anche l'anno della corsa per le presidenziali statunitensi, che vede la candidata democratica Hillary Clinton sovrastata dallo scandalo che prese il nome di Emailgate: in estrema sintesi, l'FBI scoprì per caso che la Clinton inviava messaggi dal contenuto estremamente delicato eludendo l'indirizzo di posta governativo (all'epoca era Segretario di Stato) e preferendogli un indirizzo che faceva riferimento a un server personale (AGI). Si parla di un tesoro di circa 30 mila email per un periodo scomparse, poi fatte ricomparire. 

Sempre nel 2016, la squadra che curava la campagna elettorale di Donald Trump ha fatto ricorso a Cambridge Analytica per entrare in possesso dei dati dell’elettorato potenziale dell’allora candidato, oggi presidente. Il gancio indiretto dell’operazione fu Jared Kushner, genero di Trump, incaricato di supervisionare le operazioni digitali di Trump. Kushner ha a sua volta assunto Brad Pascale, che già in passato aveva gravitato attorno all’attuale presidente, il quale sembra dalle ricostruzioni dei giornali essere stato avvicinato dalla Cambridge Analytica per fare un giro di prova dei servizi; fu proprio allora che Steve Bannon, che coordinava la campagna elettorale di Trump, rinforzò la proposta. 

Ancora, a giugno 2016 si tiene presso la Trump Tower un incontro tra il figlio di Donald Trump e Jared Kushner con Natalia Veselmitskya, avvocatessa vicina al Cremlino; a luglio 2017 il fatto verrà reso noto dal New York Times (Rai News), dando avvio al Russiagate, filone di indagine secondo cui tra Putin e Trump sarebbero intercorsi dei rapporti tesi a favorire la campagna repubblicana (Wall Street Italia). 

Dopo l'ingresso di Cambridge Analytica sulla scena, pare che una quantità sproporzionata di messaggi pro-Trump si sia diffusa nella rete, una strategia basata sulla proliferazione di micro-varianti dello stesso messaggio, sulla rilevazione in tempo reale delle reazioni e sull’aggiustamento della comunicazione in base ai feedback ricevuti. Alcuni degli ads in circolo sulla rete raffigurano Hillary Clinton come Satana, esaltano i Black Panthers, osannano la bandiera secessionista del Sud (NYT).  

Durante uno studio sulle campagne per le presidenziali nel 2016, la ricercatrice Young Mie Kim venne a trovarsi inavvertitamente sulla scena di un crimine virtuale: scoprì infatti che molti account che producevano post divisivi su temi sensibili (aborto, migrazioni, ) erano riconducibili all’Internet Research Agency, un gruppo di propaganda russo (Wired). Un esercito di troll, capitanato da aziende informatiche che creano contenuti fittizi, collegati sapientemente tra loro, è in grado di influenzare un motore di ricerca come Google facendogli suggerire che gli ebrei sono malvagi, che in ogni donna si cela una prostituta e che Hitler fu un bravo ragazzo (The Guardian); Facebook avrebbe funto, in questo sistema, da amplificatore.

Emerge poi che le circa 30 mila email rubate dal server di Hillary Clinton da pirati informatici russi erano richiestissime da Michael Flynn, da Alexander Nix e da uno dei consiglieri più fidati di Trump. Successivamente, viene fatto il nome di Ted Malloch, vicino al leader di UKIP Farage, come di colui che avrebbe fatto da tramite tra due membri dello staff di Trump, Roger Stone e Jerome Corsi, e Julian Assange per entrare in possesso delle email rubate (Corriere della Sera).  

Ad agosto 2017 viene fondata Emerdata, con sede a Londra, società che si occupa di data processing e attività correlate; rimasta un contenitore vuoto fino a gennaio 2018, il 16 marzo Jennifer e Rebeckah Mercer acquisiscono il ruolo di direttore di Emerdata; le altre figure-chiave: Julian Wheatland, presidente del gruppo SCL, Alexander Tyler, CEO per un mese di Cambridge Analytica, mentre Alexander Nix, approdato nella società il 23 gennaio, si è dimesso il 28 marzo (Il Sole 24 Ore). Fanno parte del board di Emerdata anche Johnson Chun Shun Ko, vicepresidente di una società di sicurezza privata che opera in Africa, la Frontier Service Group, il cui presidente è Erik Prince, sostenitore di Trump e fondatore di Blackwater, società di mercenari, coinvolta in uno scandalo per l’uccisione di civili iracheni e rinata nel 2009 come Xe Services (Start Mag).

A gennaio 2018 Steve Bannon si allontana da Breitbart News dietro la spinta di Rebekah Mercer, lasciando l'amministrazione a Larry Solov (NYT). 

È di febbraio 2018 l’iniziativa che prese il nome di Vinci Salvini, consistente in un concorso in cui, in cambio di dati sulle interazioni su Facebook dei partecipanti, questi potevano vedere la propria foto condivisa e, se fortunati, ricevere la telefonata del Capitano; sono stati sollevati successivamente seri dubbi sul rispetto della privacy e interrogativi sull’uso di quei dati (Globalist).

Intanto, Steve Bannon ha avuto ben più di una liaison con le Destre italiane, a cominciare proprio da Salvini, con il quale ha tenuto diverse interlocuzioni. In particolare, ha destato interesse un incontro che nelle intenzioni di Bannon avrebbe dovuto rimanere segreto, avvenuto l’8 marzo del 2018, in presenza di alcuni personaggi fidati come Armando Siri, Giuseppe Valditara, Marcello Foa, Thomas Williams e altri. Secondo AGI un possibile collegamento tra Bannon e la Lega potrebbe essere stato Guido Lombardi, il quale abita al 63º piano della Trump Tower, ed è fan sfegatato sia del Presidente degli US che dell’attuale segretario della Lega; benché si presenti con teorie economiche poco credibili sul piano empirico, come quella secondo cui la principale minaccia all’economia siano i migranti, e nonostante viva ancora in un mondo agitato dallo spauracchio comunista (su Il Sole 24 Ore una sua intervista surreale), è possibile che abbia fatto da tramite per mettere in contatto la Lega con Bannon. Secondo altre versioni, più credibili, a fare da tramite sarebbe stato Francesco Arata, assunto poi a palazzo Chigi (Open). 

Emergerà nel 2019, da una serie di corpose intercettazioni della DIA di Trapani, che Paolo Arata, imprenditore ed ex consulente della Lega su temi energetici, si fosse speso con tenacia già a marzo 2018 (prima della formazione del Governo M5S-Lega) affinché Armando Siri e il figlio Francesco Arata potessero trovare un incarico governativo; Paolo Arata intratteneva anche rapporti con il cardinale Raymond Leo Burke, vicino a sua volta a Steve Bannon, il quale è noto per la forte antipatia nei confronti di Papa Francesco (Rai News e L'Espresso).

Lo scandalo Facebook-Cambridge Analytica è sorto poco dopo, nello stesso mese del 2018, grazie alle rivelazioni del NYT e del Guardian, che hanno riportato le soffiate dell'ex dipendente Christopher Wylie, dalle quali si evinceva che l’azienda era riuscita ad avere accesso ai profili Facebook di milioni di persone (si stimano circa 87 milioni di utenti) senza autorizzazione. Sembra che Marc Zuckerberg fosse a conoscenza dei fatti sin da quando questi avvennero, nel 2015 (Repubblica). In particolare, a consentire la sottrazione dei dati è stata l'applicazione mydigitallife, sviluppata da Aleksandr Kogan, il quale tiene tiene rapporti di lavoro con gli US, il Regno Unito e con la Russia, dal momento che insegna a San Pietroburgo (AGI). 

A settembre 2018 Giorgia Meloni accolse Bannon ad Atreju, la festa del partito Fratelli d'Italia; Bannon, in quell'occasione, le disse «Dal vostro governo partirà la rivoluzione» (Open). 

A marzo 2019, durante una visita di Steve Bannon in Italia, ha fatto un endorsement pubblico a Salvini, definito da lui il più grande statista di sempre oltre che colui il quale avrebbe portato l’Italia a essere il centro del mondo (Euronews).

A ottobre 2019 Marc Zuckerberg tiene un discorso all'Università di Georgetown (l'Università dove si laureò Steve Bannon), nel quale sottolinea l'importanza del difendere la libertà di espressione anche quando questo significa trovarsi di fronte a opinioni controverse (qui il discorso per intero); dice: 
«Di fronte a simili tensioni, di nuovo l'impulso è di ridurre la libertà di espressione. Siamo a un bivio: possiamo continuare a difendere la libertà di espressione, comprendendone il rumore, ma credendo che il viaggio verso il progresso richiede il confronto con idee che ci mettono alla prova. Oppure possiamo decidere che il costo è troppo elevato. Io sono qui perché credo che dobbiamo continuare a difendere la libertà di espressione.»

È altresì nota l’improvvisa balbuzie che sorprese lo stesso Zuckerberg in risposta alle domande incalzanti di Alexandra Ocasio-Cortez a ottobre 2019, di fronte alla Commissione Servizi Finanziari (Il Foglio).

Sempre a ottobre 2019, Report entra in possesso di alcune email di Armando Siri, con le quali si chiedeva la presenza di Vladimir Putin alla Scuola di formazione politica della Lega e alla Bielorussia il benestare per la flat-tax. Dalle stesse email, si scopre che Federico Arata, figlio dell'ex consulente della Lega Paolo Arata, si accredita come spin doctor di Ted Malloch, faccendiere statunitense che ha avuto un ruolo centrale nella diffusione delle email rubate di Hillary Clinton (Huffington Post). 

A novembre 2019 l’ambasciatore US a Roma Lewis Eisenberg invita Giorgia Meloni per un viaggio a Washington; sebbene in passato Bannon definì Fratelli d’Italia “uno dei vecchi partiti fascisti italiani” (Globalist), è possibile che abbia superato la Lega nell’ordine di preferenze della Casa Bianca, in quanto Salvini con il Russiagate è apparso troppo vicino alla Russia (Next Quotidiano).

A dicembre 2019 emerge che Peter Thiel fu tra coloro che consigliarono Marc Zuckerberg di non sottoporre ad alcun fact checking i messaggi politici su Facebook (CNBC).

Seppur in successione storica, gli eventi riportati finiscono abbastanza naturalmente per raccogliersi in scene di un quadro complesso, fatto di trame simultanee. La prima vede protagonisti alcuni giganti del business occidentale, aziende che da sole hanno dato forma al nostro vivere quotidiano: bene, queste aziende hanno fondatori o CEO che si sono schierati politicamente su posizioni vicine all’Alt-right; questo alimenta un sistema di potere economico, un network fitto di persone che da sole sono in grado di controllare capitali enormi. La seconda trama è quella del data mining, adoprato da organizzazioni di grandi dimensioni che operano sul filo del rasoio della violazione della privacy, con squadre di hacker e di troll così numerose e competenti da essere in grado di creare una gigantesche deformazioni dello spazio cognitivo e sociale del Senso Comune. La terza trama è diplomatica, e riguarda le relazioni tra Stati Uniti e Russia, che ultimamente sembrano essersi quantomeno distese sotto l’amministrazione Trump, tanto che qualcuno avanza l’ipotesi di una vera e propria collusione tra Trump e Putin (The Atlantic); motivo per cui il presidente è inviso ad alcuni pezzi importanti dello Stato, come il Pentagono, ed è percepito da alcuni come un corpo estraneo. La quarta trama riguarda le emanazioni della rete, che arrivano fino in Europa e in Italia, in cui i partiti di Destra sia populista che neo-fascista sembrano giovare delle interferenze e interconnessioni tra quelli che, solo qualche decennio fa, erano i due blocchi della Guerra Fredda: attingendo un po’ al rossobrunismo e un po’ all’Alt-right, legittimata nella stessa misura da ex-sovietici e neo-liberali, l’avanzata culturale delle Nuove Destre avanza e travolge i baluardi dell’Illuminismo occidentale, primo fra tutti il discorso sui diritti umani, importando una cultura della guerra in tempo di pace: invasioni, sicurezza, nemici, attentati alla libertà ovunque. Concludendo con le parole di Davies (p. 225):

«C’è un conflitto palpabile tra l’ideale di progresso scientifico del XVII secolo e le esigenze scientifiche paranoiche dello stato di guerra (e di quasi-guerra). L’aspirazione del primo è di fornire una base per la concordia generale sotto forma di fatti, dati statistici e regole, pertanto una base per la pace. […] Per contro, i segreti («cose note ignote») possono essere un ingrediente necessario a ottenere un vantaggio in termini di sicurezza o militari, ma sono per forza di cose una base precaria per la pace. L’influenza e la popolarità delle teorie del complotto nella vita pubblica americana è in parte un segnale del potere dei servizi militari e di intelligence sullo Stato e sulla società civile americana in generale.»

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