GIOCHI PERICOLOSI
Dal discorso di Kennedy sull'importanza che al consumatore fosse riconosciuto il diritto di compiere scelte informate, il senso della cittadinanza è venuto ad aderire sempre di più al gesto del consumo, che può essere scomposto nella catena di azioni purchase-use-disposal, cioè la materia si compra, si usa e poi si butta. Il passo da lì all'idea che per partecipare alla vita democratica sarebbe stato sufficiente indirizzare i propri consumi in modo aggregato sarebbe stato breve, e infatti storicamente lo fu: Ralph Nader diede il via al movimento consumerista, ossia a un movimento, a un'ideologia che ricollocasse i consumatori come cittadini e che facesse dell'acquisto un momento di esercizio di potere, approdando anche al Bel Paese con l'Adiconsum, il CODACONS (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell'Ambiente e dei Diritti degli Utenti e Consumatori), la Federconsumatori e, dal 1989, la Consulta Nazionale Consumatori e Utenti, evolutasi nel 1998 in Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti.
Nella difficoltà teorica di cogliere appieno quanto avviene tra la gente, si fatica a identificare la cosa sociale in modo univoco, in quanto sfera pubblica, od opinione pubblica, o senso comune, o ancora popolo, o cittadinanza, società, massa… Questo lascia spazio a manovre culturali che nascono da un sentire politico diffuso, che qualcuno ha azzardato definire "populista", che caratterizza in modo particolare i Paesi del Sud Europa e del cosiddetto Blocco di Visegrad, nei quali battaglie, rivendicazioni, riforme tendono ad assomigliare sempre di più a ciò che Polibio identificava come oklocrazia. È interessante come la politica delle folle venga a legittimare una cultura della partecipazione come tempo sprecato, attività superflua, e come si vengano a creare meccanismi illusori del controllo.
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— Irene Dominioni (@IreneDomdec) December 14, 2020
Ridurre la cittadinanza a un mero atto di consumo afferma implicitamente l'inutilità di altre forme di partecipazione. È il trionfo della non-volontà, come ha da dire il filosofo sud-coreano Byung-Chul Han, che a tal proposito dice su questo passaggio: «La libertà del cittadino cede alla passività del consumatore». Per Keynes, l'essere umano si realizza maggiormente nel tempo libero, ossia nelle relazioni interpersonali, nel gioco, nel culto religioso. Trova spazio in questa cornice una domanda fondamentale posta da Marco Dotti su Vita.it:
Perché consegnare a processi di gamification (ma qui, visto il contesto e il mal funzionamento dell'app, parlerei di gamblification), riducendo dentro schemi di gioco, quello che un gioco non è? Per capirci, i meccanismi di cashback sono utilizzati per attrarre e fidelizzare le prede proprio da quei dispositivi dell'azzardo di massa che questo governo si vanta (a parole) di voler contrastare: slot e gratta e vinci, in particolare.