TRANSGENDER DAY OF VISIBILITY: C’È ANCORA STRADA DA FARE

Il 31 marzo è la giornata internazionale della visibilità transgender, il Transgender Day of Visibility; significa che tutte le realtà direttamente impegnate nella promozione dei diritti delle persone trans, o in una qualche misura sensibili al tema, si sforzano per produrre contenuti che diano visibilità ai temi che attraversano la vita della popolazione trans. 



Un primo tema è proprio il riconoscimento dell’identità di genere come costrutto capace di dare senso all’esperienza soggettiva del genere. Come scrive Giulia Blasi in un articolo (Valigia Blu), ci si accorge dell’identità di genere quando qualcuno erroneamente ci attribuisce un genere diverso da quello in cui ci riconosciamo. 

Nel 2023 sono state più di trecento (321 per l’esattezza) le persone transgender uccise; il 94% erano donne (Elle). La questione può essere considerata un caso a parte rispetto ai femminicidi, oppure può essere ricompresa nel novero generale degli episodi di violenza di genere, ossia ciò che l’Organizzazione delle Nazioni Unite definisce come: «[…] acts that inflict physical, mental, sexual harm or suffering, threats of such acts, coercion and other deprivations of liberty», ovvero «traditional attitudes by which women are regarded as subordinate to men». 

Il report di ILGA Europe relativo al 2023 fotografa una situazione in Italia piuttosto ferma per quanto concerne i diritti delle persone trans: se nel 1982 l’Italia è stata pioniera nell’introduzione di una legge che consentisse la riattribuzione di genere, negli ultimi decenni poco è stato fatto di nuovo. 

Di natura differente la legge introdotta in Spagna nel 2022, che consente alle persone trans adolescenti di intraprendere il percorso di riassegnazione del genere senza che i genitori possano ostacolarlo (Open):

«La norma prevede, infatti, la possibilità di cambiare il sesso all’anagrafe senza autorizzazione giudiziaria o referti medici a partire dai 14 anni e dai 16 senza consenso dei genitori. Tra i 14 e i 16 anni, qualora genitori (o chi ne fa le veci) e figli fossero in disaccordo è possibile procedere con un difensore giudiziale. Tra i 12 e i 14 anni, le domande richiedono l’approvazione di un giudice.»

Nonostante una situazione decente rispetto al riconoscimento dei diritti, Italia, Spagna e Grecia presentano i numeri assoluti più elevati in Europa riguardo agli omicidi di persone transgender, come si legge sulla mappa di Transrespect, insieme al Regno Unito, al Belgio e alla Serbia. Questo significa che non basta da solo il riconoscimento istituzionale di una condizione: bisogna anche educare alla diversità, al rispetto delle vite, alla convivenza e al dialogo tra persone che vivono esperienze differenti, all’intersezionalità e alla ricerca di punti in comune. 

Desidero dunque concludere con queste belle parole comparse su Internazionale

«Finora vi abbiamo insegnato a vergognarvi della vostra inadeguatezza o della vostra disforia. Ma la vostra storia di oppressione è la vostra ricchezza, dovete studiarla e conoscerla, fare di essa un archivio collettivo per il cambiamento e la sopravvivenza. La vostra disforia è la vostra resistenza alla norma, in essa risiede la potenza di trasformazione del presente. Soltanto il sapere che viene da questo trauma e da questa violenza, da questa vergogna e da questo dolore, da questa inadeguatezza e da questa anormalità, può salvarci.
La vostra eredità rivoluzionaria non proviene dai vostri genitori biologici, ma da una trasmissione sotterranea e laterale di affetti e di conoscenze, un contrabbando culturale e bastardo che sfida i clan, i geni, le frontiere e i nomi. Vi guardo parlare con calma a una moltitudine e so che siete lз figlз di Sojourner Truth, le marrones che fuggirono dalla schiavitù, avete la saggezza di quella fuga, conoscete il cammino. Siete lз figlз di Emma Goldman e di Voltairine de Cleyre, preferite senza alcun dubbio la cooperazione al successo individuale.»

Aaa

Popular Posts