IL DIVIETO SUI BURKINI,…

…su cui poche ore fa si è espresso negativamente il Consiglio di Stato francese (1), ha portato alla luce alcune contraddizioni tra il concetto di libertà (2) e uguaglianza (3) di cui scenario è il multiculturalismo, quando questo viene inteso come giustapposizione di comunità prive di dialogo (4).
(1) Il Consiglio di Stato – la cui decisione si applica a tutti i tribunali amministrativi della Francia – ha scritto: «La discussa ordinanza ha determinato una violazione grave e evidentemente illegale delle libertà fondamentali, come la libertà di circolazione, di coscienza e la libertà personale». Il Consiglio di Stato ha ricordato inoltre a tutti i sindaci che hanno invocato il principio di laicità che non è possibile proibire l’accesso alle spiagge sulla base di considerazioni diverse dall’ordine pubblico, dall’igiene e dalla decenza, tra le altre cose.
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Nonostante si parlasse di iniziative locali – il governo francese non ha legiferato nulla di specifico sul burkini – nei giorni scorsi il primo ministro Manuel Valls ha commentato positivamente le disposizioni, sostenendo che il burkini appartiene a una visione della religione e della società che «non è compatibile con i valori della Francia e della Repubblica».

http://www.ilpost.it/2016/08/26/consiglio-di-stato-ordinanza-burkini-sospesa/

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(2) everybody in Valls’ own political camp agrees with him on the question of whether the burkini should be allowed on French beaches this summer. But across party lines, the banning of what is for some a provocative religious symbol and for others just a matter of individual freedom has underlined the conflicting views of France’s long-established tradition of secularism.
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The court added that wearing a burkini “could be interpreted as not being just a religious sign,” hinting it could mean something more at a time when France is under a state of emergency after terror attacks such as the one that happened in close-by Nice a month ago.

http://www.politico.eu/article/france-battle-of-the-burkini-muslim-swimming-pool-forbidden-religion/

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(3) La questione della legittimità degli indumenti marcatamente religiosi è così tornata di attualità questa estate, dopo che i sindaci di tre comuni francesi – Cannes e Villeneuve-Loubet, in Costa azzurra, e Sisco, in Corsica – hanno emesso delle ordinanze che vietano di fatto di indossare il burkini, il costume da bagno che lascia scoperti solo volto, mani e piedi lanciato in Australia e indossato da alcune donne musulmane nel mondo.
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L’atteggiamento delle autorità francesi può sembrare aberrante a prima vista, e i divieti perlomeno contrari alla libertà di espressione e discriminatori (cosa distingue una donna in burkini da una che indossa la muta integrale, se non la religione? Che fare con i tatuaggi “ostentatamente” religiosi?), se non addirittura espressione di semplice islamofobia. E ci si può chiedere se in una società libera, democratica e aperta sia sufficiente che un indumento sia, come ha dichiarato il sindaco di Cannes, “il simbolo dell’estremismo islamico” per vietarlo.
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La Francia è quindi aperta a tutti, ma la diversità non è incoraggiata ed è anzi mal vista, perché potenzialmente nemica dell’uguaglianza. I cittadini sono tutti uguali, a patto che si fondano nello stampo nazionale e rinuncino alle loro peculiarità.

http://www.internazionale.it/opinione/gian-paolo-accardo/2016/08/19/francia-burkini-laicita

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(4) Il velo si è posato sulle nostre parole assai prima di comparire sulle nostre spiagge. L’alterco che da una caletta della Corsica si è riversato nei vortici di un’estate burrascosa è più interessante se si analizzano i termini usati per riferirlo. In grande maggioranza i commentatori, riportando testualmente una nota dell’Agenzia France Presse, hanno parlato inizialmente di «tensioni in Corsica dopo una rissa tra le comunità corsa e magrebina».


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Il termine «comunità» ha invaso i media fino all’assurdo. Ma in questo modo si finisce per imporre l’idea che l’islam politico vorrebbe farci accettare: quella di una Francia composta da entità diverse, tutte ugualmente legittimate a seguire i propri costumi e a rivendicare dei diritti. Dunque, non più cittadini di confessione musulmana, ma una «comunità musulmana». Non più cittadini di confessione cattolica, ma una «comunità cattolica ».






http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-velo-sulle-parole/






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