LA SFIDA DI OBAMA…
…a Putin (1) è un'eredità scomoda per Trump, che dovrà misurare bene le relazioni con Russia e repubblicani (2); la politica americana sveste il velo di buonismo (3).
(1) Il cyberattacco più forte attuato - secondo i sospetti americani - dai servizi russi portò a rivelare, nello scorso luglio, che i vertici del partito democratico stessero facendo di tutto per ostacolare il senatore del Vermont, Bernie Sanders e favorire Hillary Clinton durante la primarie. Le rivelazioni portarono alla dimissione del presidente del partito, Debbie Wasserman Schulz.
Finora il presidente eletto Donald Trump si era detto scettico dei risultati delle indagini di Fbi e Cia sul coinvolgimento russo nelle operazioni di hacking. La decisione di Obama lo obbligherà però a una decisione sulla questione, quando assumerà la presidenza il 20 gennaio. Il presidente eletto, però, sembra già gettare acqua sul fuoco annunciando che «la prossima settimana incontrerà i leader della comunità dell’intelligence russa per essere aggiornato sui fatti di questa situazione», anche se «è tempo per il nostro Paese di procedere verso cose migliori e più grandi».
http://www.lastampa.it/2016/12/29/esteri/ingerenze-nel-voto-gli-stati-uniti-cacciano-diplomatici-russi-da-washington-T6kogvXuv6ZjTrvT8WZOiI/pagina.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter
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(2) Obama gli lascia in eredità un fardello di sanzioni, sulle quali Trump continua a esprimere forti riserve. Per ristabilire un rapporto di collaborazione con Mosca, e per essere coerente con se stesso, Trump dovrebbe abrogare le sanzioni quando arriva alla Casa Bianca. Può farlo, con la stessa velocità con cui Obama le ha varate ieri. Ma si metterebbe contro la destra repubblicana, dove cresce il sentimento di ostilità e di allarme verso la Russia. Lo stesso vale per l'opinione pubblica, a cominciare dagli elettori repubblicani, dove la corrente filo-Putin esiste ma non è maggioritaria. Infine queste sanzioni tendono a consolidare a futura memoria una ricostruzione storica delle elezioni dell'8 novembre come di un evento inquinato dall'interferenza russa: una macchia permanente sull'immagine di Trump.
http://www.repubblica.it/esteri/2016/12/30/news/sanzioni_contro_mosca_per_colpire_trump-155096862/?ref=drnr1-2
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(3) La guerra fra poteri si riaccende nel cuore degli Stati Uniti.
Scrivo “si riaccende” perché l’attacco di Obama a Trump, via Putin, il tentativo dell’ormai ex Presidente di condizionare le decisioni prossime del nuovo Presidente, e, in prospettiva, - perché non immaginarlo? - preparare il terreno per un impeachment, può sorprendere solo chi dell’America ha, o preferisce avere, una visione propagandistica. E può sorprendere solo chi del Presidente Obama ha sempre preferito coltivare una immagine da santino.
[…]
Vitale e fetida, la democrazia americana non ha mai perso lo spirito animale che l’ha creata e sostenuta in quasi due secoli di incontrastata ascesa nel mondo. Un vitalismo spesso trasformato nella impeccabile foto di un perfetto sistema di pesi e contrappesi
http://m.huffpost.com/it/entry/13897358
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https://www.facebook.com/rassegna.ta.stampaquotidiana/
(1) Il cyberattacco più forte attuato - secondo i sospetti americani - dai servizi russi portò a rivelare, nello scorso luglio, che i vertici del partito democratico stessero facendo di tutto per ostacolare il senatore del Vermont, Bernie Sanders e favorire Hillary Clinton durante la primarie. Le rivelazioni portarono alla dimissione del presidente del partito, Debbie Wasserman Schulz.
Finora il presidente eletto Donald Trump si era detto scettico dei risultati delle indagini di Fbi e Cia sul coinvolgimento russo nelle operazioni di hacking. La decisione di Obama lo obbligherà però a una decisione sulla questione, quando assumerà la presidenza il 20 gennaio. Il presidente eletto, però, sembra già gettare acqua sul fuoco annunciando che «la prossima settimana incontrerà i leader della comunità dell’intelligence russa per essere aggiornato sui fatti di questa situazione», anche se «è tempo per il nostro Paese di procedere verso cose migliori e più grandi».
http://www.lastampa.it/2016/12/29/esteri/ingerenze-nel-voto-gli-stati-uniti-cacciano-diplomatici-russi-da-washington-T6kogvXuv6ZjTrvT8WZOiI/pagina.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter
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(2) Obama gli lascia in eredità un fardello di sanzioni, sulle quali Trump continua a esprimere forti riserve. Per ristabilire un rapporto di collaborazione con Mosca, e per essere coerente con se stesso, Trump dovrebbe abrogare le sanzioni quando arriva alla Casa Bianca. Può farlo, con la stessa velocità con cui Obama le ha varate ieri. Ma si metterebbe contro la destra repubblicana, dove cresce il sentimento di ostilità e di allarme verso la Russia. Lo stesso vale per l'opinione pubblica, a cominciare dagli elettori repubblicani, dove la corrente filo-Putin esiste ma non è maggioritaria. Infine queste sanzioni tendono a consolidare a futura memoria una ricostruzione storica delle elezioni dell'8 novembre come di un evento inquinato dall'interferenza russa: una macchia permanente sull'immagine di Trump.
http://www.repubblica.it/esteri/2016/12/30/news/sanzioni_contro_mosca_per_colpire_trump-155096862/?ref=drnr1-2
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(3) La guerra fra poteri si riaccende nel cuore degli Stati Uniti.
Scrivo “si riaccende” perché l’attacco di Obama a Trump, via Putin, il tentativo dell’ormai ex Presidente di condizionare le decisioni prossime del nuovo Presidente, e, in prospettiva, - perché non immaginarlo? - preparare il terreno per un impeachment, può sorprendere solo chi dell’America ha, o preferisce avere, una visione propagandistica. E può sorprendere solo chi del Presidente Obama ha sempre preferito coltivare una immagine da santino.
[…]
Vitale e fetida, la democrazia americana non ha mai perso lo spirito animale che l’ha creata e sostenuta in quasi due secoli di incontrastata ascesa nel mondo. Un vitalismo spesso trasformato nella impeccabile foto di un perfetto sistema di pesi e contrappesi
http://m.huffpost.com/it/entry/13897358
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