IL NUOVO CONNUBIO GEOPOLITICO…
…tra Putin e Trump nasce per controllare Siria e Iran (1), con una consenziente deroga sui diritti umani (2).
(1) Putin e Trump vi si assoceranno? Trump lo vorrebbe, ma evitando di condividere l’offensiva anche con le milizie iraniane e libanesi e di avallare di fatto la permanenza al potere di quell’esecrato autocrate. Resta poi l’incognita del negoziato su cui stanno lavorano Mosca, Teheran e Turchia.
In Siria, la cruenta resa di Aleppo dopo sei anni di devastante guerra civile offre un velenoso viatico per il futuro del paese. Bashar al-Assad lo deve temere non solo perché ha vinto solo grazie a Putin e all’asse iraniano-libanese (Hezbollah) ma anche perché di quell’asse avrà assoluto bisogno – e dovrà pagarne il conto – sia per consolidare il controllo della cosiddetta “Siria utile”, sia per liberare il resto del paese dall’ISIS e dallo stormo delle altre milizie jihadiste, che in odio al suo stragismo si sono riversate nel paese.
[…]
In questo contesto di incertezze non possiamo dare per scontato che la sconfitta militare dell’ISIS e degli altri gruppi del terrore, pur molto importante, sia alle battute finali; anche perché molto dipenderà dal se e dal come l’alleanza Trump-Putin contro il terrorismo funzionerà. E soprattutto se tale sconfitta contribuirà, di per sé, a scalfirne le cause più profonde. Temo di no, anche perché non è alle viste una vincente strategia in proposito e del resto Trump non sembra volervisi impegnare, tanto meno associandosi col mondo islamico.
http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/il-medio-oriente-che-verra-dopo-lis-la-pace-e-ancora-lontana-16149?platform=hootsuite
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(2) Sempre a livello internazionale, c’è poi il fattore Trump: sia Erdogan che Putin hanno pubblicamente accolto positivamente l’elezione dell’ousider Repubblicano alla Presidenza americana. Per il califfo di Istanbul, Trump significa ottenere alcune garanzie previste dal sistema Nato, senza la pressione sul rispetto dei diritti umani e del sistema democratico. Per Putin, quindi, Trump è un Presidente che – in nome della guerra al terrorismo islamista – intende rendere la Nato una struttura secondaria.
[…]
L’IDILLIO DURERA’ A LUNGO? – Il punto sta tutto qui. Ad oggi, infatti, non è possibile delineare alcun tipo di alleanza strategica in Medioriente. Nonostante le convergenze e l’alleanza militare, anche quella fra Mosca e Teheran, ad esempio, non è ancora un’alleanza stabile e omogenea. Lo stesso vertice a tre organizzato a Mosca poco dopo la morte dell’Ambasciatore Karlov, ha visto la Russia, la Turchia e l’Iran, essere concorsi solamente su vaghi principi quali l’integrità della Siria, qualcosa già in sostanza inesistente sulla mappa.
http://www.ilcaffegeopolitico.org/50680/lescalation-delle-relazioni-tra-turchia-e-russia
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https://www.facebook.com/rassegna.ta.stampaquotidiana/
(1) Putin e Trump vi si assoceranno? Trump lo vorrebbe, ma evitando di condividere l’offensiva anche con le milizie iraniane e libanesi e di avallare di fatto la permanenza al potere di quell’esecrato autocrate. Resta poi l’incognita del negoziato su cui stanno lavorano Mosca, Teheran e Turchia.
In Siria, la cruenta resa di Aleppo dopo sei anni di devastante guerra civile offre un velenoso viatico per il futuro del paese. Bashar al-Assad lo deve temere non solo perché ha vinto solo grazie a Putin e all’asse iraniano-libanese (Hezbollah) ma anche perché di quell’asse avrà assoluto bisogno – e dovrà pagarne il conto – sia per consolidare il controllo della cosiddetta “Siria utile”, sia per liberare il resto del paese dall’ISIS e dallo stormo delle altre milizie jihadiste, che in odio al suo stragismo si sono riversate nel paese.
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In questo contesto di incertezze non possiamo dare per scontato che la sconfitta militare dell’ISIS e degli altri gruppi del terrore, pur molto importante, sia alle battute finali; anche perché molto dipenderà dal se e dal come l’alleanza Trump-Putin contro il terrorismo funzionerà. E soprattutto se tale sconfitta contribuirà, di per sé, a scalfirne le cause più profonde. Temo di no, anche perché non è alle viste una vincente strategia in proposito e del resto Trump non sembra volervisi impegnare, tanto meno associandosi col mondo islamico.
http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/il-medio-oriente-che-verra-dopo-lis-la-pace-e-ancora-lontana-16149?platform=hootsuite
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(2) Sempre a livello internazionale, c’è poi il fattore Trump: sia Erdogan che Putin hanno pubblicamente accolto positivamente l’elezione dell’ousider Repubblicano alla Presidenza americana. Per il califfo di Istanbul, Trump significa ottenere alcune garanzie previste dal sistema Nato, senza la pressione sul rispetto dei diritti umani e del sistema democratico. Per Putin, quindi, Trump è un Presidente che – in nome della guerra al terrorismo islamista – intende rendere la Nato una struttura secondaria.
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L’IDILLIO DURERA’ A LUNGO? – Il punto sta tutto qui. Ad oggi, infatti, non è possibile delineare alcun tipo di alleanza strategica in Medioriente. Nonostante le convergenze e l’alleanza militare, anche quella fra Mosca e Teheran, ad esempio, non è ancora un’alleanza stabile e omogenea. Lo stesso vertice a tre organizzato a Mosca poco dopo la morte dell’Ambasciatore Karlov, ha visto la Russia, la Turchia e l’Iran, essere concorsi solamente su vaghi principi quali l’integrità della Siria, qualcosa già in sostanza inesistente sulla mappa.
http://www.ilcaffegeopolitico.org/50680/lescalation-delle-relazioni-tra-turchia-e-russia
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