LO SPAZIO VUOTO…

…lasciato dal Renzismo (1) e in generale dalla capacità di elaborazione della Sinistra (2), rilancia Bersani (3) e la sua analisi che mette al centro il lavoratore-consumatore.

(1) la politica economica del governo Renzi è #caciaranomics, ovvero basata sulla brillante idea secondo cui cambiare il mix di spesa pubblica e tassazione -lasciando i livelli totali pressoché inalterati- produca effetti positivi sulla crescita reale dell’economia. Temo si tratti del combinato disposto del dilettantismo di Renzi, la tracotanza di Gutgeld e la fragile econometria OCSE di Padoan.
[…]
la componente più debole della domanda per beni e servizi prodotti dalle imprese italiane è costituita dagli investimenti, cioè l’acquisto di impianti e macchinari da parte delle imprese. Rispetto a consumi, spesa pubblica ed esportazioni nette gli investimenti sono la componente che va peggio dopo la crisi del 2009: fatto 100 il livello degli investimenti nel 2008 siamo ancora a quota 75. La politica economica del governo Renzi si è incentrata sui consumi -a partire dal bonus degli #80euro- e solo tardivamente si è spostata un poco verso lo stimolo degli investimenti: too little, too late.

https://ricpuglisi.it/2016/12/31/bc-di-
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(2) Su nessuno dei problemi oggi emergenti – immigrazione, crisi finanziarie, conflitti armati, terrorismo – la sinistra ha qualcosa di concreto e di originale da dire. In generale i suoi argomenti si riducono a tre petizioni di principio in stretta relazione reciproca. La prima è la declinazione illuministica di ideali (solidarietà, accoglienza, uguaglianza) tanto ineccepibili nella forma quanto sostanzialmente difficili da gestire nelle periferie urbane che si trovano ad affrontare in prima linea la doppia emergenza economica e immigratoria.

http://www.rivistailmulino.it/news/newsitem/index/Item/News:NEWS_ITEM:3692
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(3) Che fare, allora? Ci siamo raccontati e accontentati di un racconto secondo il quale abbiamo sì fatto piccoli passi, ma sulla strada giusta. Ma non è così. La verità è che dobbiamo discutere e capire come fare passi in avanti su una strada diversa, un’altra strada, perché quella che abbiamo imboccato e continuiamo a seguire è sbagliata. Non per i piccoli passi, proprio per la direzione. Dobbiamo fare in modo che il problema che c’è, il malessere, non venga interpretato solo dalla demagogia. Non lo chiamo neppure più populismo. Sono i cattivi pensieri di una nuova forma di destra nascente. E possono essere guai, se non interviene il Pd, lo schieramento progressista, che è già in ritardo.
[…]
Ecco, concluderei dicendo con forza che solo con proposte di una sinistra di governo la sinistra sarà di nuovo competitiva. Se invece il Pd e insieme al Pd tutto il campo progressista restano sul piano di un blairismo rimasticato, e ormai esausto, o se si mettono sulla strada di un populismo a bassa intensità, si va a sbattere contro un muro.

http://www.ilcampodelleidee.it/doc/1531/il-centrosinistra-deve-una-nuova-piattaforma-politica-i-passi-in-avanti-ci-sono-stati-ma-nella-direzione-
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