IL REFERENDUM SULL’AUTONOMIA LOMBARDO-VENETA…

…ha registrato numeri di successo nelle due regioni coinvolte, in particolare il Veneto (1), e consente a Maroni di giocarsi una battaglia collaterale sul voto digitale e sulla democrazia, nonostante l’ambiguità sulle proposte di legge a iniziativa popolare ignorate dal 2016 dalla Regione (2). Si tratta dunque di mera campagna elettorale, come dimostra il fatto che la stessa Lega fu contraria alla proposta di definizione delle deleghe e responsabilità degli Enti Locali contenuta nel Referendum del 4 dicembre (3); di fatto, inoltre, una forma di autonomia è già garantita dai fondi strutturali europei (4). Il tema andrebbe affrontato in maniera più approfondita, tenendo conto dei bilanci (5). 


(1) Il #referendum passa, bene in #Veneto, meno in #Lombardia; Maroni e #Zaia al lavoro per una gestione dal basso del #PIL. Spunti da Sara Monaci su Il Sole 24 Ore.

«Supera il quorum il referendum sull’autonomia regionale del Veneto, che nell’ultimo dato disponibile ad ora (574 comuni su 575) raggiunge il 57,2%, con un Sì plebiscitario che tocca il 98,1% su 4.661 sezioni su 4.739, pari al 98,4%. Nella serata di ieri, la Lombardia recupera l'affluenza al voto. Il dato parziale registrato a mezzanotte è del 40% circa, con un terzo circa dei seggi complessivi valutati. Con il 60,4% delle voting machine scrutinate, il risultato del referendum per l'autonomia in Lombardia ha ottenuto il 95,64% di sì, il 3,61% di no e lo 0,75% di schede bianche.
[…]
Per la Lombardia la priorità sarebbe tornare a gestire soprattutto l'internazionalizzazione e la ricerca, già in pochi mesi. Questo perché, ricordano i vertici del Pirellone, la regione produce da sola un terzo dell'export nazionale, pari a 111 miliardi, e se lasciata libera porterebbe l'investimento in ricerca al 4,5% del Pil. Il Veneto parla invece delle priorità lavoro e politica industriale, seguendo il principio che una politica industriale nazionale non è possibile per via della differenza tra Nord e Sud.»

http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/notizie/2017-10-22/referendum-lombardia-19-affluenza-oltre-30percento-veneto-quorum-superato-519percento-195216.shtml?uuid=AEKJAltC

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(2) #Maroni sposta l’asse della propria battaglia sulla #democrazia del voto elettronico; ma i pregressi lo contraddicono. Spunti da Simona Bonfante su Strade Online.

«Nel 2016 sono state depositate in Regione Lombardia due proposte di legge di iniziativa popolare, sottoscritte da oltre 15 mila cittadini, per l'istituzione del Registro Regionale dei Testamenti Biologici e per la Regolamentazione della Cannabis Terapeutica in Lombardia. La legge regionale obbliga a trattare come primo punto all'ordine del giorno le proposte di legge di iniziativa popolare, ma il Consiglio regionale della Lombardia in piena violazione della sua stesse legge regionale, a quasi due anni dal deposito dei testi non ha mai portato le proposte alla discussione dell’aula. La Regione Lombardia, che dimostra un tale disprezzo per i diritti di partecipazione democratica, piega adesso lo strumento referendario all’obiettivo del consenso plebiscitario del suo Presidente, Roberto Maroni.»

http://www.stradeonline.it/istituzioni-ed-economia/3125-rifiutoilvotoperche-contro-il-plebiscito-venezuelano-di-maroni

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(3) A mettere in luce l’uso unicamente politico dell’autonomia un fatto: il #Referendum agisce localmente su un problema già contenuto in quello del #4dicembre. Spunti da Giovanni Falcone su WallStreet Italia.

«Ecco, uno dei nodi che avrebbe voluto chiarire la riforma costituzionale bocciata dall’accozzaglia il 4 dicembre 2016, era proprio quello di dare competenze certe e ben definite agli Enti locali, riducendo significativamente il contenzioso che si è determinato davanti alla Corte costituzionale per effetto delle c.d. “materie a legislazione concorrente”, da tutti definito un guazzabuglio di difficile interpretazione e concreta applicazione.»

http://www.wallstreetitalia.com/opinioni/referendum-lombardo-veneto-accozzaglia-in-movimento/

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(4) La strada al #federalismo è stata già aperta dai #fondi strutturali UE e dalla sostituzione dei vincoli nel #PattodiStabilità. Spunti da Paolo di Caro e Maria Teresa Monteduro su La Voce.

«Analizzare i residui fiscali, dati dalla differenza tra le spese e le entrate pubbliche riferibili a una data regione, risulta utile per valutare se il sistema dei trasferimenti fiscali è in grado di assolvere a due funzioni: redistributiva o di trasferimento di risorse dalle regioni relativamente più ricche a quelle più povere; di assicurazione di breve periodo contro andamenti ciclici negativi. La seconda funzione è di particolare importanza quando si verificano eventi, come la grande recessione, che producono effetti asimmetrici a livello regionale.
[…]
Di recente, si sono registrati segnali di inversione di tendenza. La sostituzione dei vincoli contenuti nel Patto di stabilità interno con il saldo euro-compatibile ha posto le basi per un ampliamento dei margini a disposizione delle amministrazioni locali e per una migliore programmazione degli investimenti. L’attenzione alle esigenze territoriali, anche in tema di infrastrutture, sembra acquistare nuovo slancio. In questa direzione si sono mossi gli sforzi di coordinamento tra diversi livelli di governo in materia di gestione dei Fondi strutturali co-finanziati dall’Unione europea. L’auspicio è quello che queste scelte rappresentino i primi passi per una riapertura del cantiere federale in Italia, nella consapevolezza che il federalismo, per essere equilibrato e sostenibile, deve ripartire dagli squilibri dei territori e riattivare leve adeguate a ri-bilanciare la redistribuzione delle risorse tra il Nord e il Sud.»

http://www.lavoce.info/archives/49135/divario-nord-sud-un-rimedio-dal-ritorno-al-federalismo/

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(5) Il #Sud assorbe tutto il surplus di #Nord e #Centro: necessaria una riflessione sui #bilanci regionali per ricostruire strategie di sviluppo. Spunti da Alberto Brambilla su Il Corriere della Sera.

«Prendiamo ad esempio i versamenti di contributi all’Inps che per il 2015 ammontano a 134,823 miliardi, di cui il 63,54% proviene dalle 8 regioni del Nord, il 20% dalle 4 regioni del Centro e il 16,44% dalle 8 regioni del Sud; le uscite per prestazioni sono pari a 176,947 miliardi, con il Nord che assorbe il 55,86% del totale, il Centro 19,74% e il Sud che con il 24,40% presenta uscite quasi doppie rispetto alle entrate. Ogni cittadino del Nord versa 3.086 euro di contributi contro i 2.236 del Centro e i soli 1.008 del Sud. Calcolando il saldo pro capite, in rapporto alla popolazione lo Stato, per il solo sistema pensionistico, trasferisce ad ogni abitante del Sud oltre 1.000 euro l’anno contro i 658 del Centro e i 474 del Nord»

http://www.corriere.it/elezioni-regionali-sicilia-2017/notizie/nei-bilanci-nord-entrate-superano-94-miliardi-spese-referendum-autonomia-2aa24022-b695-11e7-9989-18155f38f5a5.shtml

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