SILENZIOSAMENTE IL REFERENDUM…

…sull'autonomia di Lombardia e Veneto rompe importanti equilibri. Innanzitutto nella Lega, dove riemerge la vecchia linea federalista (1) contro il viraggio al populismo nazionale rappresentato da Salvini (2), strategia degli ultimi anni. In secondo luogo nel Centro Destra, in cui una Forza Italia capofila desidera appropriarsi della bandiera autonomista come spunto politico per creare una coalizione compatta (3), senza tenere conto del fatto che per Maroni questa è una battaglia nella quale giocarsi un'eventuale rielezione alle prossime Regionali lombarde (4). La tenuta della Lega e del Centro Destra sono state messe a dura prova sin dall'indomani del Referendum (5), quindi, in quanto l'autonomia si rivela più un tema trasversale agli schieramenti e di interesse dei territori (6). 


(1) La vittoria al #referendum autonomista di #Zaia e #Maroni va alla vecchia linea della #Lega, quella del padre fondatore; #Salvini è solo. Spunti da Flavia Perina su Linkiesta. 

«L'esito più evidente - la rivincita del leghismo Old Style - è anche quello che conterà e avrà conseguenze. La linea Bossi, quella che Matteo Salvini pensava di aver sepellito proprio quest'anno vietando il palco al vecchio padre-padrone, si conferma come la radice ineluttabile e incancellabile del Carroccio, quella che regala più soddisfazioni. E si porta dietro anche un tipo di relazione con le altre forze del centrodestra, Berlusconi e Forza Italia in primis, del tutto divergenti dalla competizione muscolare avviata dall'attuale segretario, dalle sue sortite pirotecniche e provocatorie, dal suo sgomitare per la primogenitura. I referendum incoronano la Lega di governo, in giacca e cravatta, senza felpe, senza troppa visibilità televisiva. E c'è da immaginare che i suoi promotori, i vecchi colonnelli di Bossi, Zaia e Maroni, aspettino al varco la prova dell'«altra Lega» nelle Regionali siciliane per chiudere il cerchio, e i conti con il loro giovane leader.»

http://www.linkiesta.it/it/article/2017/10/23/referendum-vince-zaia-perde-salvini-ma-sinistra-e-cinquestelle-sono-in/35927/

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(2) Con la svolta populista la #Lega di #Salvini si allontana dall'#autonomia, il tema può tornare ai #territori. Spunti da Alessandro Aleotti e Sergio Scalpelli su Il Foglio.

«Il più evidente è certamente la metamorfosi della Lega di Salvini che, da partito dichiaratamente “indipendentista”, si è trasformata in un movimento nazionale di protesta populista, il cui riferimento territoriale passa oggettivamente in secondo piano, al punto che l’eliminazione della parola “Nord” dal simbolo (unita alla marginalizzazione di Umberto Bossi) viene vissuta come la semplice certificazione di un processo già compiuto e metabolizzato. Questa inedita liberazione dello spazio politico “indipendentista” riporta nella disponibilità di tutti i soggetti (vecchi ed eventualmente nuovi) il tema della configurazione istituzionale attraverso cui le aree del nord dialogano con il mondo. Come anzi detto, però, vi è un’ulteriore particolarità nel nostro scenario: la dissonanza milanese. Non che Milano si senta più “italiana” del resto del nord, ma certamente il suo rapporto con lo stato-nazione viene vissuto da posizione diverse (e certamente di maggior “autorevolezza”) rispetto a quelle del vasto nord meno urbanizzato.»

http://www.ilfoglio.it/granmilano/2017/11/04/news/l-autonomia-da-pensare-per-milano-161078/

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(3) Per #FI il tema dell'#autonomia diventa il denominatore comune per una coalizione di #CentroDestra. Spunti su VVox.

««Il centrodestra – aggiunge – deve essere inclusivo e plurale e bisogna trovare accordi tra Forza Italia, i cattolici di Rotondi, Cesa e l’Udc, Costa, i repubblicani di Nucara, i liberali di De Luca, i socialisti di Caldoro, Quagliariello, Fitto. Per me è un onore avere tutti questi compagni di strada». Infine, il capogruppo azzurro chiude sul Veneto a statuto speciale: «il referendum sull’autonomia del Veneto si è fatto perché è stata approvata la nostra legge regionale per poterlo celebrare. Quello vinto è il nostro referendum, che vuol dire applicazione dell’articolo 116 della Costituzione. La Lega voleva la secessione e siamo così convinti della bontà del regionalismo a geometria variabile che vogliamo proporre referendum in tutta Italia, serve una nuova stagione di federalismo e quando saremo al governo faremo la riforma costituzionale per dare maggiori poteri alle Regioni».»
(4) La partita dell'#autonomia si giocherà sul piano politico, in vista delle regionali. Spunti da Marco Cangelli su Bergamonews.

«Analizzando il calendario elettorale del 2018 ed i vari schieramenti che hanno preso parte alla campagna referendaria del 22 ottobre, il voto dei lombardi e dei veneti potrebbe portare a ricadute politiche sia a livello nazionale che a livello regionale, con la Lombardia maggiormente coinvolta nella partita rispetto alla collega con sede a Venezia.

A livello nazionale il risultato referendario mette sotto scacco il governo giunto a fine mandato con l’obbligo di avviare una trattativa lunga e difficile da cui non può esimersi a causa dell’ampia affermazione dei “si” ( 95,29 % in Lombardia e 98,1 % in Veneto) e dell’imminente arrivo delle elezioni che dovrebbero tenersi in marzo. Rinviare la trattativa dopo l’insediamento del nuovo governo oppure troncare sul nascere il dialogo su alcune competenze potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang politico, con i sostenitori dell’autonomia che potrebbero cambiare schieramento oppure evitare di presentarsi al voto, in entrambi i caso azioni che potrebbero bloccare le aspirazioni di elezione per molti deputati e senatori.
[…]
Dando uno sguardo alle elezioni regionali del prossimo anno nel caso di Maroni la rielezione dipenderà in gran parte dall’andamento delle trattative con il governo, mentre per Gori la partita sarà più dura, con una rincorsa iniziata sin dalla chiusura dei seggi referendari, alla ricerca della fiducia perduta nei sostenitori del centro – sinistra.»

https://www.bergamonews.it/2017/11/04/referendum-sullautonomia-cosa-succede-adesso/268644/

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(5) Il #referendum autonomista fa scricchiolare il sistema di #alleanze imbastito nel #CentroDestra ma anche la coesione interna dei #partiti. Spunti da Filippo Merli su Formiche.net

«Matteo Salvini, però, ieri sera non ha rilasciato dichiarazioni, segno che ha voluto lasciare il palcoscenico tutto ai due governatori: parlerà questa mattina in una conferenza stampa convocata in via Bellerio. Ma è anche un segno del fatto che il leader leghista non voglia cavalcare troppo questo successo che riaccende nel Paese le istante autonomiste e federaliste, mentre lui sta cercando di costruire un movimento il più possibile nazionale.
[…]
Nelle ultime settimane lo si è visto plasticamente, con il duro scontro proprio tra Salvini e Meloni, con la giovane leader di Fdi che ha definito il referendum “un oltraggio alla patria”, mettendosi contro i nordisti del suo partito, a cominciare da Ignazio La Russa, ormai sempre più distante dall’ala romana dove comanda Fabio Rampelli. E anche la stampa d’area si è divisa: Giornale, Libero e Veritàa favore del Sì e il Tempo (stesso editore del quotidiano di Feltri) fortemente contro la consultazione. Berlusconi, invece, si è accodato alla battaglia per il Sì, ma è sembrata quasi un atto dovuto sulla spinta della corrente nordista del suo partito capitanata da Paolo Romani e Mariastella Gelmini.»

http://formiche.net/2017/10/23/referendum-maroni-zaia/

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(6) #Lombardia, #Veneto ed #EmiliaRomagna le tre #Regioni apripista delle trattative sull’#autonomia. Spunti da Sandro Neri su Il Giorno.

«Il 10 novembre a Roma si apre l’annunciata trattativa dei presidenti di Lombardia e Veneto col governo, frutto del risultato del referendum popolare del 22 ottobre. Al centro del confronto - a cui parteciperà, con Roberto Maroni e Luca Zaia, anche il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini - le tre risoluzioni delle Regioni, con relative richieste. Il Veneto domanda che siano riviste tutte e 23 le materie «concorrenti», cioè gestite dallo Stato centrale ma di competenza anche regionale. La Lombardia lavora perché tutte le risoluzioni vengano uniformate, così da non parcellizzare troppo la discussione.
[…]
Vero nodo della trattativa è però la riforma del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Il Nord si ispira all’ordinamento della Provincia autonoma di Trento, che ha istituito lo strumento perequativo che consente di incassare i proventi erariali direttamente sul territorio. Qui si gioca la parte più delicata e importante dell’intera partita. Difficile fare previsioni. I sostenitori del referendum non hanno dubbi: se le richieste venissero accettate inizierebbe una nuova storia nella gestione della cosa pubblica.»

http://www.ilgiorno.it/editoriale/autonomia-lombardia-veneto-1.3512513

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