COMPLETAMENTE IDENTIFICATO CON LA FIGURA…

…di Di Maio, dopo l’uscita di scena azzeccatissima nei tempi e nei modi di Di Battista (1) e la separazione consensuale da Beppe Grillo (2), il Movimento 5 Stelle muta forma, passando da ditta a partito (3). L’elezione di Di Maio si è svolta all’insegna di regole inedite, che in parte hanno tradito l’anima legalista del movimento (4), e ha determinato una svolta leaderista che ha scontentato una parte degli elettori (5); la doppia ascesa a leader di partito e premier viene giustificata da Di Maio come una subordinazione all’ex movimento che non trova più tanto riscontro (6). La mutazione connessa a tale ascesa viene accolta come un successo, pur avendo un sostegno esiguo (7). La leadership di Di Maio si caratterizza per essere poco carismatica (8), vicina alle persone comuni nella forma linguistica (9). Rimane la connotazione del partito in quanto forza capace di rotture, che si traduce in ideale capacità di innovazione (10), un posizionamento che lo rende il primo partito nei sondaggi (11) e seconda coalizione (12), capace di intercettare anche i renziani delusi (13). 



(1) La scelta di #DiBattista di lasciare la #politica raccoglie il favore di Mentana, ma sono in molti a sospettare un calcolo. Spunti su Huffington Post.

«"Su una scena politica da cui nessuno vuole mai uscire, per la prima volta c'è chi fa la scelta opposta, segnalando agli altri, a quelli che restano o si preparano a tornare, che fuori dai palazzi c'è vita. Anzi, c'è LA vita". Con queste parole Enrico Mentana commenta sul suo profilo Facebook la scelta di Alessandro Di Battista di non ricandidarsi alle prossime elezioni politiche.»


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(2) Il co-fondatore del #M5S, Beppe #Grillo, apre un nuovo blog da cui rimuove tutti i riferimenti alla propria creatura e in cui assume posizioni indirettamente critiche verso #DiMaio. Spunti da Mauro Munafò su L’Espresso.

«Se grafica, contenuti e articoli non fossero abbastanza, è il video di presentazione del blog che segna con maggiore forza la distanza dal passato e chiarisce ogni dubbio sugli effettivi sentimenti del comico. In dieci minuti Grillo non cita mai il Movimento 5 Stelle e in tutto il nuovo sito, se si escludono un paio di link, non c'è mai un rimando ai pentastellati. Il genovese parla solo della nuova avventura, volta alla ricerca di sognatori, artisti e pensatori da raccontare. Senza citarlo Grillo critica Silvio Berlusconi che lo ha definito "pauperista", ma si lamenta anche dei politici che, mentre il mondo cambia, parlano solo "di abbassare le tasse".»


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(3) Il #M5S cambia assetto e si dota di un #capo #politico, l'intento è affrontare le #elezioni con la struttura di un #partito. Spunti da Pietro Salvatori su L'huffington Post. Ok 

«"In vista delle prossime elezioni politiche, riteniamo opportuno che il Candidato Premier e designando Capo della forza politica...". Eccoci. Il popolo che accorrerà fra una settimana a Rimini non celebrerà solamente l'investitura del proprio frontman alla corsa delle elezioni. Ma anche quella del proprio nuovo Capo politico. Proprio così, Capo. Nessun "Coordinatore", "Segretario", "Garante", nessuna formula a tentare ipocritamente di mascherare quel che è. Chi vince, si mangia tutta la torta.
[…]
Certificando il sostanziale fallimento del progetto di un garante – a tratti assai decisionista e quasi sempre assai poco liberale – a guardia di una variopinta massa di "cittadini portavoce" che in modo monadistico seguissero placidamente il flusso di volontà incanalato dalla rete. Il testimone passa a quello che fra tutti incarna l'homo politicus del Movimento, il più lontano dall'idea originaria, della contestazione, della protesta, dei meravigliosi ragazzi arrampicati sul tetto di Montecitorio, delle assemblee fiume per decidere se decidere.»


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(4) Il #PD insorge e ironizza sulle nuove regole del #M5S, ad personam per la candidatura di #DiMaio. Spunti su La Repubblica.

«Per il senatore dem Stefano Esposito, si tratta di una "norma ad personam per Luigi Di Maio, indagato a Genova". La notizia sulle nuove regole per la candidatura a premier arriva proprio il giorno in cui i parlamentari 5 Stelle hanno organizzato una conferenza stampa per chiedere il vitalizio a 67 anni.»


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(5) Una parte del #M5S è critica nei confronti della recente svolta leaderistica, che investe #DiMaio di un duplice ruolo. Spunti su Nextquotidiano.

«Il senatore Morra, esponente dell’ala “ortodossa” che non ha apprezzato la svolta leaderistica che attribuisce al candidato premier il ruolo di “capo politico” del M5S, ha trovato un contestatore mentre si apprestava a concedere una intervista a Rainews24. “Siamo una comunità e Di Maio sarà solo un primus inter pares”, gli ha detto il contestatore, che non ha gradito le posizioni espresse nei giorni scorsi dal parlamentare.»


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(6) #DiMaio delinea il senso di #premiership + #leadership #politica: lavoro di #squadra e subordinazione al #movimento. Spunti su La Repubblica.

«L'esito della consultazione appare scontato. Troppo scarso l'appeal dei sette sfidanti di Di Maio, di fatto semisconosciuti ad eccezione della senatrice Elena Fattori. Da parte sua il vicepresidente della Camera, in un momento di nuove turbolenze per il Movimento in Sicilia dove il sindaco di Bagheria risulta indagato, ha speso parole di rassicurazione sul punto più controverso delle nuove regole introdotte da Beppe Grillo. Ossia la norma secondo cui il vincitore delle primarie sarà anche il capo politico del M5S: "Il candidato premier sarà a capo di una squadra di ministri che lavorerà in gruppo con tutti i componenti del Movimento", ha precisato Di Maio.»


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(7) L'#elezione di #DiMaio viene accolta come un successo di #partecipazione, a votare 37mila iscritti al #M5S. Spunti da ANSA.

«I votanti delle primarie online sono stati 37.442 ed il vice presidente della Camera ha ottenuto 30.936 preferenze. Al secondo posto nelle primarie online c'è la senatrice Elena Fattori con 3.596 voti. Per i restanti sei candidati - Vincenzo Cicchetti, Andrea Davide Frallicciardi, Gianmarco Novi, Marco Zordan, Nadia Piseddu e Domenico Ispirato - solo poche centinaia di voti. Ispirato prende 102 voti, Frallicciardi 268, Cicchetti 274, Zordan 373, Novi 543 preferenze e Nadia Piseddu 1410 voti.
[…]
Un numero che, nel Movimento, viene visto come testimoniare un'affluenza alta per la competizione che ha visto trionfare Luigi Di Maio. Tra i parlamentari pentastellati, infatti, si nota come si tratti di una tra le più alte affluenze registrate.»


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(8) #DiMaio non mostra un particolare #carisma, né avanza contenuti e #strategie; per questo è candidato ideale in #M5S. Spunti da Carmelo Palma su Stradeonline.

«Dei portavoce - come si chiamano i parlamentari nella fattoria degli animali grillina - è quello più professionale, perché porta la voce, ma non ce l'ha. È un personaggio credibilmente antipersonalistico. Non fa ombra a nessuno e riflette la luce di tutti nel nichilismo polimorfo di un partito che è vuoto e riempibile di tutti i possibili no e quindi destinato a gonfiarsi come una sorta di vaffanculo universale.»

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(9) Gli #errori grammaticali di #DiMaio sono organici alla #narrazione contro il #potere dei #politici di professione del #M5S. Spunti da Fabio Salamida su The Vision.

«Le parole di Di Maio, ammettendo che siano mosse da genuina convinzione, ricalcano un costante controsenso in auge ormai da molti anni tra i suoi colleghi in quest’epoca “post ideologica”, ovvero la convinzione che la politica non sia un mestiere, ma appunto una “missione” che va svolta con semplice spirito di sacrificio e senza aspettarsi nulla in cambio. Da questo assunto sbagliato deriva oggi la scarsa preparazione di gran parte del ceto politico e i tanti personaggi improvvisati che occupano scranni nelle aule dei consigli comunali, di quelli regionali, a Montecitorio e Palazzo Madama. Da questo assunto sbagliato nascono anche le derive populiste sugli stipendi dei politici che sono culminate con la “restituzione” introdotta proprio dal partito della Casaleggio Associati, quasi a voler cancellare il “peccato originale” del compenso ricevuto dai loro eletti per l’attività svolta.»


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(10) Di fronte a un panorama #politico che appare stantio, per via di #idee e collocamenti conservativi, il #M5s attua un posizionamento di #immagine in qualità di forza di #innovazione. Spunti su Elzeviro.

«Stantie sono quasi tutte le liste, ad eccezione dei 5 Stelle, che hanno in Statuto la regola della incandidabilità per più di due turni elettorali, ma i cui metodi di candidabilità online sono forieri di dubbi invalicabili. In ogni altra compagine politica, comprese quelle che si formano, guarda il caso, proprio il giorno prima delle elezioni, si ripropongonopersonaggi vetusti della nostra politica.»


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(11) Il #M5S si afferma come forza #Politica favorita nell’ultimo sondaggio #Demopolis: la sua semantica è quella del rifiuto della politica tradizionale a favore della #partecipazione diretta. Spunti da Angelo Turco su Termometropolitico.

«Con il 29,5% dei consensi, il Movimento 5 Stelle rimane la prima forza politica del Paese. A dirlo è l’ultimo Barometro Politico di Demopolis condotto per Otto e Mezzo che ha provato ad indagare sulle ragioni del voto ai pentastellati. Ebbene, le ragioni che portano gli italiani a dare fiducia agli orfani di Grillo sono le stesse da qualche anno a questa parte.

Il 65% afferma di votare i Cinque Stelle per vedere nascere un governo di “cambiamento” in Italia. Il 58% afferma di dare fiducia ai pentastellati per superare le vecchie logiche di potere mentre il 43% per “garantire trasparenza e controllo in Parlamento”.»


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(12) Il #M5S si qualifica come prima forza e come seconda #coalizione nei #Sondaggi per le #politiche2018. Spunti su Demopolis.

«A 3 settimane dal voto del 4 marzo, il Movimento 5 Stelle si conferma, con il 28,3%, primo partito, in vantaggio sul Partito Democratico, attestato al 22,8%. Se si votasse oggi per la Camera, Forza Italia avrebbe il 16,3%, la Lega il 14%. Liberi e Uguali si attesta al 5,8%; Fratelli d’Italia al 4,7%. Sotto la soglia del 3% resterebbero le altre liste. Sono i dati del Barometro Politico dell’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento.
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Secondo l’analisi dell’Istituto Demopolis, l’area di Centro Destra otterrebbe nel complesso il 37,2%; il Movimento 5 Stelle il 28,3%. La coalizione di Centro Sinistra, costituita dal PD e dagli alleati minori, avrebbe oggi il 27,5.»


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(13) Nella fase finale della #CampagnaElettorale, Luigi #DiMaio supera il #populismo e intercetta i renziani delusi: #cambiamento e rottamazione due traiettorie di senso principali; il #M5s come elemento di mediazione tra discorso di #destra e di #sinistra. Spunti da Francesco Cancellato su Linkiesta.

«Di Maio incarna una proposta politica, che a dispetto delle baruffe elettorali, ricorda molto quella renziana: meno Stato, meno burocrazia, riduzione della spesa e del debito pubblico, politiche a favore delle famiglie, persino un timido, seppur critico, afflato europeista. Post populismo? Di sicuro, niente di paragonabile al Movimento del 2013 guidato da Beppe Grillo, al suo giustizialismo e al suo viscerale anticapitalismo: «Lasciamo in pace chi lavora e produce reddito: noi dobbiamo pensare a uno Stato che non interviene più in ogni questione del mercato e della società», racconta al contrario Di Maio a Linkiesta.»


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