LE TRATTATIVE TRA M5S E PD,…

…benché abbiano suscitato alcuni problemi interni (1), sembrano essersi avviate in maniera proficua (2), soprattutto per l'obiettivo comune di escludere Salvini dalla partita (3), e puntano al lungo periodo (4). Tuttavia, a parte Welfare e Ambiente, i temi su cui Movimento 5 Stelle e Partito Democratico divergono sono molti e importanti (5), in quanto espressione di una visione diversa della Politica stessa (6): ci si trova dunque nella riedizione del confronto tra Sinistra e Centro-Sinistra (7).





(1) Lite interna al #PD sui tre punti imprescindibili per l’alleanza con il #M5S presentati da #Zingaretti, in quanto non sarebbero i cinque emersi dalla direzione. Spunti da ‬Repubblica.

«La risposta dell'area Zingaretti non tarda ad arrivare: "Le tre condizioni poste da Zingaretti sono le traduzione dei 5 punti compresi nell'Ordine del giorno votato all'unanimità, per acclamazione, dalla Direzione del Pd", affermano fonti Pd. "È chiaro che la manovra venga scritta prima di dare l'incarico al premier, anche per avere tutte le garanzie per evitare l'aumento dell'Iva", spiegano le stesse fonti che poi proseguono: "L'abrogazione dei decreti sicurezza era esplicitamente prevista nei 5 punti dell'Odg. Se arriva a Lampedusa la Sea Watch, magari mentre il governo giura, e sono ancora in vigore quei decreti cosa si fa? La nave va multata, sequestrata e le persone che sono a bordo bloccate?".
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Sul fronte dei renziani, Anna Ascani dal Ciocco in Garfagnana (dove ha preso parte all'inaugurazione della scuola di formazione politica di Matteo Renzi) paventa il rischio che qualcuno voglia far saltare l'accordo con il M5s: "Le condizioni sono quelle poste in direzione, altre condizioni rischiano di essere fuori luogo in questo momento"»

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(2) Nonostante le tensioni suscitate dall’endorsement di #Grillo sull’ex-premier #Conte e dalle affermazioni trafugate di #Renzi su #Gentiloni, le trattative tra #M5S e #PD si sono svolte in modo proficuo. Spunti da ‬ANSA.

«Naturalmente motore di questa accelerazione è stato Beppe Grillo che oggi si è manifestato ruvidamente proprio all'avvio di questa complicata trattativa. "Giuseppe Conte non si lancia in strambe affermazioni, mostra e dimostra un profondo senso di rispetto per le istituzioni, insieme ad una chiara pacatezza ricca di emozioni normali, senza disturbi della personalità. La politica è mediazione o mediocrizzazione?", ha scritto Grillo sul suo blog. Un endorsement pesante che non poteva essere ignorato dal Movimento.
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Il dialogo insomma è avviato nonostante diversi paletti arrivati a disturbare l'inizio del dialogo. La giornata si è infatti aperta con dure parole di Matteo Renzi contro l'ex Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, accusato di aver provato a far saltare l'intesa tra i due partiti facendo filtrare alla stampa la questione delle tre condizioni poste dal Nazareno al Movimento per una trattativa. Soffiando sul fuoco alzato dai 5 Stelle che contrastano l'accordo con i dem. Polemica smorzata da Zingaretti che ha subito smentito le ipotetiche mosse di Gentiloni.»

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(3) L’#alleanza tra #PD e #M5S, gradita a #Mattarella, ha come fine l’esclusione di #Salvini dalla sua posizione più potente, quella di #Ministro degli #Interni. Spunti da Francesco Damato su Start Magazine.

«Questa volta lo sfratto di Salvini non è tanto da Palazzo Chigi, dove il leader del Carroccio dispone di uno strapuntino come vice presidente del Consiglio, ma dal Viminale. E’ qui che “il capitano”, pur accusato di andarci poco preferendo le spiagge, i palchi dei comizi e l’orto del suocero virtuale Denis Verdini, fa una paura da morire non solo a Grillo ma anche al Pd, non a caso pronti a trattare, quanto meno, la formazione di un governo stavolta giallo-rosso, come i colori della Roma intesa come squadra di calcio.
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A leggere il quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda, di casa -diciamo così- al Colle già con i predecessori di Mattarella, il presidente della Repubblica alla vigilia delle dimissioni di Conte, e dell’apertura finalmente formale di una crisi in corso già da tempo nel dibattito politico, è tentato da due soluzioni non elettorali: una “politica” e una “istituzionale”, entrambe giallorosse nei fatti. “Altrimenti resta il voto”, ha ammesso Breda, ma molto altrimenti.»

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(4) I punti al centro delle trattative tra #M5S e #PD rimandano tutti allo scenario di una lunga collaborazione, per cui le due forze politiche devono saldarsi all’insegna della #fiducia. Spunti da‬ Luigi Ambrosio su Radio Popolare.

«Sulla strada dell’accordo di governo tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico c’è ancora la questione della riforma costituzionale che taglia 345 tra deputati e senatori, fortemente voluta dai 5 Stelle. Manca un solo voto alla Camera perché diventi legge (a dire il vero poi ci sarebbe il referendum confermativo).
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“Quindi nella vita bisogna fidarsi” dice un rappresentante Pd tra quelli che sono più favorevoli alla nascita del nuovo governo.
“Del resto – aggiunge – te lo vedi il Pd che va a votare dopo che è fallita la trattativa con il Movimento 5 Stelle perché noi non volevamo tagliare i parlamentari?” Mentre era ancora in corso la riunione tra le delegazioni di Pd e 5 Stelle, nei corridoi di Montecitorio si commentava: “Salvini è nell’angolo, adesso sta lì e aspetta l’errore degli avversari. Ma se sbagliano stavolta, Pd e 5 Stelle sono finiti”.»

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(5) Benché convergenti su #welfare e #ambiente, #M5S e #PD sono distanti su #sanità, #grandiopere, #democrazia,#immigrazione, #lavoro e #PoliticaEstera. Spunti da ‬Il Post.

«Eppure ci sono una serie di temi su cui i due partiti si sono divisi anche molto aspramente, negli ultimi anni, e su cui si dovrebbero concentrare i negoziati per stilare un eventuale programma di governo. Bisogna tenere conto che le identità dei due partiti sono piuttosto fragili: il PD è uscito frastornato dagli ultimi anni di governo e ha appena cambiato il proprio segretario, che però non ha un grande controllo sui gruppi parlamentari; il M5S ha conservato pochissime delle battaglie e degli approcci con cui era nato, ormai dieci anni fa, e non è chiaro quanto intenda allontanarsi da questo complicato anno che ha trascorso al governo. Insomma: questi sono i temi su cui si sono scontrati più duramente negli ultimi anni, ma non è escluso che nell’ambito di un negoziato si possa trovare un compromesso.»

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(6) Sembra difficile la saldatura tra #PD e #M5S, a partire dalle differenti visioni che si hanno della #Politica. Spunti da Alessandro Somma su ‬MicroMega.

«Ancora più disarmante l’altro argomento esibito per sostenere la diminuzione dei parlamentari: il risparmio di spesa che questa misura consentirà. Di Maio esulta perché si potranno risparmiare 500 milioni di Euro: non ogni anno, bensì per tutta la legislatura, ovvero per cinque anni. Rinunciamo cioè a un terzo dei parlamentari per risparmiare cento milioni all’anno: più o meno il costo di un F-35, i cacciabombardieri statunitensi di ultima generazione pieni di magagne, di cui l’Italia ha acquistato ventisei esemplari, gli ultimi otto ordinati dal Governo Gentiloni e appena confermati da quello gialloverde.
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È questa idea di politica che si adatta alla perfezione alla concezione cesarista oggi in voga, per cui il leader sviluppa un rapporto diretto con il suo popolo e non ha dunque bisogno di mediazioni. L’idea che nel corso degli anni ha portato a restringere in modo drammatico gli spazi di partecipazione democratica, e che porta ora ad accettare come un fatto irrilevante la circostanza che un deputato, oggi chiamato a rappresentare in media meno di 100mila cittadini, finirà per essere la voce di oltre 150mila cittadini. Nel solco di quanto si è già fatto con la riforma delle circoscrizioni a livello comunale e con l’abolizione non tanto delle provincie, quanto dell’elezione diretta dei rappresentati a quel livello territoriale.»

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(7) Il #confronto attuale tra #M5S e #PD è una riedizione di quello tra vecchia e nuova #Sinistra. Spunti da Beppe Severgnini su ‬Corriere della Sera.

«Il grottesco bisticcio quotidiano tra Lega e Movimento 5 Stelle, che tanto ha rallentato l’Italia, è durato poco più di un anno. Non si trattava soltanto della rivalità tra due forze politiche che si consideravano entrambe vincitrici delle elezioni del 4 marzo 2018. Era anche uno scontro tra destra e sinistra. O meglio: tra nuova destra e vecchia sinistra. La nuova destra, ormai, la conosciamo: da tre anni domina la vita politica negli Usa, nel Regno Unito, in Italia. È populista, empatica, astuta, spregiudicata. Della vecchia sinistra stavamo perdendo la memoria. I più giovani non l’hanno mai conosciuta. Ma tutti gli altri, se si mettono d’impegno, ricordano il fastidio verso il progresso, la passione per la spesa e il disinteresse per la produzione, il terzomondismo letterario, l’ambientalismo velleitario, la generosità confusa.
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Ecco, quindi, perché il negoziato in corso tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico sarà difficile, ma lo conosciamo: ricorda quello tra la vecchia sinistra e la nuova sinistra, che crede — o dice di credere — al Parlamento, all’Europa, all’Alleanza Atlantica, alla concorrenza, all’impresa,alla semplificazione, alla riduzione del ruolo pubblico nell’economia. Sarà un caso che tanti coetanei grillini che conosciamo, da giovani, erano movimentisti e di sinistra, spesso extraparlamentare?»

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