LE SARDINE SONO UN BANCO…
…che ha riempito diverse piazze, da Nord a Sud: Bologna e Modena le prime, indigene, Milano e Avellino (1), Roma (2), persino Taranto, città vessata da promesse non mantenute (3); in questa seconda fase, in cui gli ideatori hanno elaborato una proposta politica, questa non si è concretizzata in un partito (4), benché alcuni esponenti della Lega le assimilino forzosamente al PD (5). Tuttavia, la sua natura rimane per il momento pre-politica (6), a difesa dei valori che rappresentano i frammenti dell'identità di Sinistra (7), a partire da Costituzione e antifascismo (8).
1) Da #Milano ad #Avellino, le #sardine riempiono le piazze per ridare valore ai canti partigiani e cambiare il linguaggio politico. Spunti da Adnkronos.
«Nella grande distesa di ombrelli spuntano cartelli e disegni per riprodurre i pesci, diventati il simbolo di questo movimento di opposizione. Il coro di 'Bella ciao', intonato da tutta la piazza, si alterna a insulti ritmati indirizzati a Matteo Salvini e ad altri slogan come 'Ora e sempre resistenza' e 'Siamo tutti antifascisti'.
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A turno le persone prendono la parola. "Alle Europee ho pianto - dice al microfono Emanuele - nel mio paese la Lega è risultato il primo partito. Non è possibile. Ma vi ricordate cosa è la Lega? Vi volete svegliare o no?". "Io sono qui non per me, ma per mio nipote", aggiunge Alfonso, un'altra 'sardina'. "La nostra è una Repubblica che si fonda sull'antifascismo - tuona Francesco - 'Bella ciao' non è un canto radical chic, è il canto della nostra liberazione. Qualcuno vorrebbe riportare indietro l'Italia, ma noi non lo permetteremo mai. Il nostro è un movimento che nasce dal basso, apartitico, per dire alla gente che è ora di svegliarsi".»
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2) Le #sardine a #Roma hanno occupato tutta piazza San Giovanni. Spunti da Clarissa Valia su TPI.
«Sono circa 35mila i partecipanti in piazza San Giovanni oggi, sabato 14 dicembre, a Roma per la manifestazione nazionale delle Sardine. Lo si apprende da fonti della Questura.
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Dalle ore 15 le sardine sono scese in piazza nella Capitale al grido di “Roma non si Lega”. Quello di oggi è stato il primo incontro nazionale del non-partito liquido, “una festa contro l’odio e per i valori antifascisti e costituzionali”. Con sit-in organizzati nelle piazze di mezzo mondo.»
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3) A #Taranto le #sardine riempiono piazza Immacolata, e chiedono che la #Politica non sfrutti più rabbia e dolore di una #città vessata. Spunti da Giacomo Talignani su Huffington Post.
«Qui le sardine, in contrapposizione alla Lega, si sono radunate per gridare la necessità di “una unione, nessuno può più dividerci fra la scelta del lavoro o della salute”. Eppure non erano stipate, lontane dall’essere strette: la piazza a iniziare dalle 10 si è riempita gradualmente rimanendo parzialmente vuota, tanti pesci colorati in mano, cartelli su muri da abbattere in stile Pink Floyd, mamme e operai, ragazzi africani con le sardine di cartone appiccicate sui capelli. Non un mare e nemmeno due, ma una folla “per iniziare a farci sentire. Nessuno sapeva quanti saremmo stati, ma chi è venuto lo ha fatto per manifestare la volontà di riprendere a fare politica, quella che per troppo tempo è mancata” gridano dalla grande aiuola al centro della piazza gli organizzatori.
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Ai politici chiedono di “non sfruttare più la rabbia e il dolore di Taranto per mere promesse elettorali. Lo stato ha deciso che siamo periferia ma anche strategici, ci dicono. Ma come può una città con 80mila disoccupati, con un aeroporto che non funziona, con ferrovie fragili e autostrade ridicole, con le minime strutture per curare i tanti malati, essere strategica? Noi non ci meritiamo tutto questo”. Quando parlano della triade dolorosa, del malato, l’operaio e la mamma, si alzano sempre più applausi.»
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4) La forma del #partito non si addice alle #sardine, che hanno dato corpo a bisogni di manifestare un pensiero oltre i #socialmedia. Spunti da Globalist.
«“La forma stessa di un partito sarebbe un oltraggio a ciò che è stato e che potrebbe essere. E non perché i partiti siano sbagliati, ma perché veniamo da una pentola e non è lì che vogliamo tornare”.
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“Non è stato grazie a noi, né tantomeno a chi ha organizzato le piazze dopo di noi. È stato grazie a un bisogno condiviso di tornare a sentirsi liberi. Liberi di esprimere pacificamente un pensiero e di farlo con il corpo, contro ogni tentativo di manipolazione imposto dai tunnel solipsistici dei social media.
La condivisione dello stesso male ci ha resi alleati coesi, ha unito il fronte”.»
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5) Dopo la dichiarazione di non voler assumere la forma di un #partito, #Calderoli cerca qualunque segnale di affiliazione al #PD per smentirle. Spunti da Giovanni Neve su Il Giornale.
«Nei giorni scorsi Santori, insieme agli altri tre fondatori delle sardine (Andrea Garreffa, Roberto Morotti e Giulia Trappoloni), aveva scritto una lettera a Repubblica per rivendicare la "libertà di non fare un partito". Ancora oggi, intervistato della rivista del liceo romano Lucrezio Caro, il Lucreziano, ha ribadito la propria convinzione sul fatto che "il primo passo" delle sardine "sia attivare i cittadini, riunirsi e discutere". "All'inizio - ha assicurato - ci limiteremo a fare delle domande alla politica, più avanti è possibile che riusciremo anche a fare delle proposte, ma questo dipende anche da come riusciremo a strutturarci". Pur ammettendo di non essere neutrale "rispetto ai convenzionali schieramenti della destra e della sinistra", ancora una volta si è tuttavia tenuto alla larga dal marchio del Partito democratico.
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Per Calderoli, la mail inviata dal Partito democratico svela una "banale e scontata verità". E cioè che "le giovani e ingenue sardine altro non sono che i giovani del Pd". "Non che ci fossero dubbi a riguardo, ma almeno da adesso si gioca a carte scoperte - conclude, infine, l'esponente del Carroccio - le Sardine non sono il nuovo che avanza, sono il vecchio che conosciamo bene con le insegne del Pd che perde a ogni elezione...".»
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6) Benché finito nei sondaggi elettorali, il movimento delle #sardine è pre-politico; la sua trasformazione in #partito tradirebbe la sua vocazione originaria. Spunti da Paolo Natale su Gli Stati Generali.
«Come gli altri movimenti, anche quello delle Sardine rappresenta una modalità appunto inedita in Italia – ma non all’estero – di partecipazione politica, in grado di mobilitare migliaia di persone, a volte disincantate, piuttosto distaccate dalle forze politiche tradizionali e anche da quelle di più recente costituzione, come gli stessi pentastellati, per riaffermare alcuni diritti e anche alcuni doveri, per riprendere in mano il futuro della nostra storia, per porre un argine alla deriva valoriale di alcune ben precise aree partitiche (leggi: Lega), per stimolare l’immobilismo di altre aree politiche (leggi: Pd).
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Questi movimenti sono appunto stimoli a riavvicinarsi alla politica. Se si trasformano in partiti, o in formazioni politiche tout-court, perdono la propria capacità di essere ascoltati, di essere ben accolti, in maniera indiscriminata, dalla parte più attiva e pensante della popolazione. Rischierebbero di fare la fine del Movimento 5 stelle, da quando è andato al governo, locale prima e poi centrale, da quando ha iniziato a venir giudicato un altro partito di potere, perdendo la propria efficacia nel rappresentare qualcosa di diverso, qualcosa in cui credere.»
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7) Il movimento delle #sardine coagula i frammenti di #identità politica di chi a #Sinistra si sente orfano di rappresentanza. Spunti da Alice Oliveri su The Vision.
«La nostra identità politica galleggia su un mare di frammentarietà e confusione. Eppure, in modo particolare nell’ultimo anno – con l’ascesa inaspettata e a dir poco riuscita di Salvini e superata la fase più renziana del centrosinistra – siamo di fronte a un momento in cui gli impulsi concreti verso una sinistra riformata, e pertanto anche idealmente più unita sotto valori diversi da quelli degli ultimi anni, ci sarebbero. Allo stesso tempo però, sembra anche che queste spinte che provengono anche “dal basso”, nel senso che si generano per reazione collettiva, non hanno nessun tipo di riscontro istituzionale, cosa che sembra abbastanza insensata anche per i partiti stessi che potrebbero cogliere queste occasioni per farsi portavoce di queste richieste. Il caso molto recente delle Sardine, al di là di una valutazione di merito, è un chiaro esempio del fatto che esiste un sentire popolare, nel senso più etimologico del termine, per cui una fetta del Paese non è affatto contenta di come la sinistra abbia gestito la questione Salvini. Volersi riunire pubblicamente in una piazza, riappropriandosi di un’istanza democratica – di sinistra in senso più classico – dimostra che c’è ancora un senso di coesione teleologica che si annida in chiunque creda in determinati valori. Insomma, il famoso “scendere in piazza” che suona tanto demodé alle orecchie di chi al massimo si è fatto un paio di manifestazioni contro la Gelmini quando era al liceo, e che invece risulta nostalgicamente romantico a chi negli anni delle contestazioni era in prima linea, non si è estinto.
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Sarebbe giusto dunque che a sfidare i fautori di queste politiche recenti all’insegna dell’odio strumentalizzato e focalizzato sui nemici sbagliati solo per accumulare consenso fossero non solo i movimenti spontanei, duraturi o meno che siano, ma anche i soggetti politici che stanno ai vertici. Anche perché forse, a pensarci bene, la crisi della sinistra italiana non dipende solo dalla forza di personaggi come Salvini ma da una sua stessa debolezza e incapacità di cogliere le esigenze del suo elettorato, arroccata com’è in quest’aura di snobismo da vacanza a Capalbio. Sarebbe giusto, in sostanza, che chi si sente di sinistra avesse una vera alternativa di sinistra a cui affidarsi, un partito da sostenere senza l’ormai classico voto dato “tappandosi il naso”.»
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8) Il #movimento delle #sardine è una creatura senza #DNA, attualmente, e potrà seguire differenti linee evolutive; al momento, i soli collanti sono la #Costituzione e l’#antifascismo. Spunti da Paolo Flores d’Arcais su MicroMega.
«I quattro amici trentenni di Bologna, che hanno lanciato il primo appuntamento, sono decisamente antifascisti (ma questo dovrebbe valere per ogni cittadino, visto che la Costituzione, il patto che tiene tutti noi italiani insieme, che ci rende con-cittadini, nasce dalla Resistenza e ne esprime i valori). Decidono di ribellarsi e chiamano alla mobilitazione in piazza quando la politica diventa barbarie, diventa Salvini e i suoi pasdaran. Alla politica becera rispondono con la mobilitazione insieme allegra e seria, una sorta di festa permanente della Costituzione. Non invitano i partiti, ne diffidano, ma non sono contro. Probabilmente sono di quei cittadini che vorrebbero che il Pd assomigliasse più a loro che ai dirigenti del Pd, e sperano che una qualche metamorfosi del genere sia ancora possibile.
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Vedremo se saranno un fuoco di paglia, come siamo stati (colpevolmente!) noi Girotondi (per cui lo spazio della sacrosanta protesta è stata monopolizzata per dieci anni dal Vaffa di Grillo), o se sapranno dare corpo alla speranza di “giustizia-e-libertà” che a livello di massa continua a percorrere come un fiume carsico la società civile democratica, da trent’anni, senza riuscire a trovare mai la sua adeguata espressione politica. Vedremo. Ma l’esito dipenderà anche dal non essere semplici spettatori, dall’impegnarsi in questo magma.»