CORONAVIRUS COME MULTIPLA RIVELAZIONE:…
…sul piano istituzionale, mette in luce l’impossibilità di mettere in atto misure forti, come il contenimento dei flussi di spostamento (1), per le democrazie complesse (2); sul piano economico, l’ambiguità tra profitto e sicurezza sul lavoro (3) e il riemergere di logiche di classe (4) sul piano sociale, l’ambivalenza tra controllo sociale (5) e delazione (6); sul piano ambientale, il lockdown, in quanto grande esperimento di decrescita tragica (7), ha migliorato notevolmente la qualità dell’aria riducendo l’inquinamento (8). Le maggiori evidenze, riguardano però l’inadeguatezza dell’organizzazione attuale del SSN di fronte a situazioni di forte crisi: l’impianto dell’autonomia Regionale (9 rischia di essere poco reattivo all’emergenza (10), pur avendo tre mesi a disposizione per allestire delle risposte (11), per via di sprechi e clientelarismi che hanno portato all’istituzione di durissimi piano di rientro (12), fino all’attuale spesa sanitaria, tra le più basse in rapporto al PIL (13). Di questa situazione è diventata emblema la Lombardia, che si è rifiutata di fare sorveglianza attiva (14) producendo fortissimi squilibri nelle valutazioni epidemiologiche, oltre a non aver gestito in modo efficace e tempestivo il rapporto tra Sanità Pubblica e Privata (15).
(1) Aver bloccato i voli dalla #Cina, senza controllare chi fosse stato lì, e affidare il potere di emettere specifiche ordinanze alle #Regioni, sono stati due errori italiani nella gestione del #Coronavirius. Spunti da Start Magazine.
«“Paghiamo il fatto di non aver messo in quarantena da subito gli sbarcati dalla Cina. Abbiamo chiuso i voli, una decisione che non ha base scientifica, e questo non ci ha permesso di tracciare gli arrivi, perché a quel punto si è potuto fare scalo e arrivare da altre località”, ha detto oggi il professor Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo dell’Oms, intervistato da La Stampa. “Inoltre – aggiunge – quando vengono contagiati i medici significa che non si sono messe in campo le pratiche adatte, oltre al fatto che il virus è molto contagioso. Francia, Germania e Regno Unito seguendo l’Oms non hanno bloccato i voli diretti e hanno messo in quarantena i soggetti a rischio” e “hanno una catena di comando diretta, mentre da noi le realtà locali vanno in ordine sparso”.»
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(2) Il #coronavirus mette in luce la differenza tra un Paese gestito da un big #government come la #Cina e la vitalità di un paese ricco di #societàcivile come l’#Italia. Spunti da Marco Dotti su Vita.
«Il coronavirus ha messo così in luce che cosa accade a società dove lo spazio civico è sottoposto a continua pressione. La totale assenza in Cina di corpi intermedi non governativi, ossia di una società civile organizzata fatta di associazioni, gruppi imprenditoriali, organizzazioni no profit, enti di beneficenza e chiese «che riuniscono le persone senza coinvolgere il governo», è oggi considerata una delle cause della tardiva risposta a COVID-2019.
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Eppure, come sta oramai emergendo con chiarezza, proprio il tentativo di limitare la circolazione di informazioni sull'epidemia, punendo i netizen e minacciando le non profit che si erano impegnate su questo fronte, ha ritardato fortemente la risposta all'epidemia. Secondo Human Rights Watch (HRW), la stessa risposta del Governo di Pechino, che inizialmente ha minimizzato la gravità dell'infezione, respingendo la possibilità di trasmissione del virus tra gli esseri umani sarebbe una conseguenza di questa ostilità verso i corpi intermedi.»
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(3) I lavoratori in fabbrica mancano di tutele per la #salute, ma alcuni datori di lavoro minacciano lettere di richiamo per chi rimane a casa per paura del contagio. Spunti da Lettera43.
«Il problema principale è il mancato rispetto delle norme di sicurezza per evitare il contagio. Su tutte l’assenza di mascherine per tutti e le distanze troppo ridotte tra un impiegato e l’altro. Il commissario Angelo Borrelli ha spiegato durante la conferenza stampa alla Protezione civile: «Per le fabbriche, come per le filiere essenziali di sanità e alimentare, si era parlato dell’uso delle mascherine. Il Comitato scientifico si è pronunciato, spero a breve ci sia un provvedimento del ministero della Salute. Il principio è che non serve la mascherina se si mantiene la distanza di un metro. Se non si potesse mantenere la distanza nel luogo di lavoro vanno utilizzate le mascherine».
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Ovunque i lavoratori non si sentono tutelati, specialmente nella Lombardia epicentro del virus. E diverse aziende non sono comprensive delle preoccupazioni dei propri dipendenti. In Brianza un’impresa, come segnalato da un suo impiegato, è arrivata persino a scrivere “minacce velate” in un comunicato: «Un’assenza determinata dal semplice timore di essere contagiati non cosente di riconoscere la giustificazione della decisione e la legittimità del rifiuto della prestazione». In quel caso ecco l’arrivo di «provvedimenti disciplinari che possono portare al licenziamento».»
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(4) Ha prevalso la scelta di classe sulle logiche di #PubblicaIgiene, e questo ha determinato il disastro attuale della #pandemia italiana. Spunti da Fabrizio Cicchitto su Huffington Post.
«Il governo è arrivato molto tardi a questa convinzione e per di più la sta attuando non con un provvedimento globale, ma a pezzi e a bocconi, lasciando sempre buchi in seguito a una estenuante contrattazione con le categorie economiche e in primo luogo con la Confindustria sviluppata in prima persona dal presidente del Consiglio, con procedure francamente al limite del grottesco attraverso la presentazione di più decreti nel cuore della notte.
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Non lo si è fatto per una ragione che in altri tempi sarebbe stata chiamata “una scelta di classe”. Questa scelta di classe è consistita nel mantenere in atto larga parte delle attività industriali e dell’edilizia su richiesta della Confindustria. Così si è concentrata la polemica su coloro che fanno jogging. Certamente una parte di essi, quelli che procedono a gruppi, fanno dei danni. Figurarsi però i danni che possono derivare, in modo ovviamente del tutto involontario, da coloro che lavorano nello spazio ristretto delle fabbriche e dei cantieri.»
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(5) Il #lockdown e la paura del #contagio hanno fatto aumentare il #socialcontrol: aumentano le segnalazioni tra vicini. Spunti da Lettera43.
«La denuncia più frequente è quella degli assembramenti al parco o nelle aree verdi. Ma c’è chi si concentra su casi più circostanziati come segnalare alle forze dell’ordine il proprio vicino perché, una volta uscito per portare fuori il cane, è «fuori già da due ore». O chi ha fatto notare che il proprio dirimpettaio in un pomeriggio è «già la quarta volta» che fa fare una passeggiatina al suo fedele animale o avverte che due condomini «si sono dati appuntamento alla fila del supermercato per vedersi». Addirittura una moglie ha denunciato il marito perché uscito «a fare la spesa quando abbiamo il frigo pieno. Sono convinta che vuole fare altro».
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Esagerazioni da caccia ai trasgressori o positivo controllo sociale per la sicurezza di tutti? Le verifiche delle forze dell’ordine comunque non sono mancate visto che in cinque giorni, dall’11 al 15 marzo, la polizia ne ha fatti oltre 665 mila ad altrettante persone e per 27.616 sono scattate le denunce, ha fatto sapere il Viminale. E per “sorprendere” chi non vuole adeguarsi verranno utilizzati anche i droni. È il caso di Forlì che da mercoledì 18 marzo ha intenzione di dotare la polizia locale di aeromobili a pilotaggio remoto per individuare quanti frequentano i parchi pubblici o le aree verdi della città.»
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(6) L’aumento della #paura legata al contagio fa emergere nelle persone il bisogno di #controllo e punizioni esemplari. Spunti da Luca Sofri su Wittgenstein.
«In queste settimane – dopo che da diverse parti in mezzo mondo si lavorava per costruire paure artificiose da anni, con successo – è arrivata da dove meno la si aspettava una paura vera, concreta, fondata, enorme. Che da una parte fa poco al caso di chi si augura maniere forti perché – a differenza delle paure che suggeriscono i manuali di propaganda – non si accompagna a un nemico contro cui eccitare e indirizzare la rabbia. Non è escluso che da destra – sono capaci di tutto – presto comincino a sostenere che “la sinistra è amica del coronavirus”, ma è una retorica che fa un po’ fatica: per quanto stupidi tu ritenga i tuoi elettori, aizzarli a odiare una palletta microscopica coi pispoli intorno non è facile nemmeno per i più spericolati fomentatori d’odio.»
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(7) Secondo #Augias, stiamo assistendo a un esperimento forzato di #decrescita tragica, che non finirà entro breve. Spunti da Giuseppe Fantasia su Huffington Post.
«“Il vero cambiamento c’è stato invece dal punto di vista collettivo – aggiunge – e gli insegnamenti sono parecchi e doverosi. Stiamo infatti facendo una prova generale di decrescita. Anche in Italia, soprattutto alcuni movimenti politici, hanno teorizzato la decrescita felice, ma questa a cui stiamo invece assistendo è una decrescita tragica, perché conta sui morti. È anagrafica, sfoltisce i più anziani e alleggerisce i conti della previdenza sociale. Ha connotati di tragedia, ma è una decrescita. L’acqua dei canali di Venezia è più pulita, il cielo di Roma è tornato respirabile e sulla Pianura Padana c’è stata una riduzione consistente dell’inquinamento. Tutto questo quanto lo pagheremo? È questa la domanda che ci si deve porre. Quando si raggiunge un certo livello di benessere e di consumi sociali, tornare indietro è una cosa quasi impossibile. Questo tornare indietro - che sicuramente ci sarà - temo che avrà un prezzo molto alto”.
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“Non lo so, ma sicuramente molto. Hanno rimandato ogni cosa, evento e appuntamento culturale importante, dal Festival di Cannes al Salone del Libro di Torino. La curva dei contagi tra un po’ sicuramente comincerà a scendere, ma il fatto che scenda non significa che il virus sia sparito. Il virus sta lì e approfitta della prima occasione sociale favorevole per risaltare addosso a qualche essere umano e ripartire di nuovo. L’unico punto forte in questo timore è sapere come andò la spagnola nel 1919. Lei sa cosa successe?”.»
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(8) Il freno alla #produzione industriale ha migliorato nettamente i valori di qualità dell’#aria. Spunti da Euronews.
«"Non è certo rassicurante la riduzione dell'attività economica - Josef Aschbacher, direttore del programma di osservazione della Terra - ma per il nostro pianeta è un sollievo perché a ridursi sono anche i livelli di inquinamento. Il nostro pianeta è bello ma anche estremamente fragile e credo che molte persone ora vedano questo inquinamento causato dagli esseri umani in una prospettiva molto diversa. Quindi penso che nel dibattito sul cambiamento climatico questa sia certamente un osservazione che deve aprirci gli occhi"
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Già a metà febbraio, uno studio del Centro di ricerca finlandese per la ricerca sull'energia e l'aria pulita (Crea) ha indicato che, nel periodo 3-16 febbraio, le emissioni di CO2 sono diminuite di quasi il 25% rispetto alla stessa finestra temporale dell'anno precedente, il che che ha coinciso con una diminuzione del 6% delle emissioni globali registrata nello stesso periodo.»
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(9) Di fronte all’emergenza del #coronavirus, il #SSN si scopre debole, per via della prevalenza delle #Regioni sull’interesse nazionale. Spunti da Massimo Pittarello su Public Policy.
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Evidentemente qualcosa è andato storto. Forse perché le Regioni gestiscono la sanità per due terzi con fondi non legati al loro prelievo fiscale, quindi senza doverne rendere conto. E infatti numerose sono state commissariate. Inoltre, con 20 sistemi sanitari diversi sono sorti fenomeni distorsivi: dal “turismo sanitario” (soprattutto da Sud a Nord) ai “costi non standard”. Ma è in questa emergenza che lo scollamento del sistema è venuto fuori in tutta la sua gravità.»
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(10) Secondo #Conte l’autonomia regionale rischia di essere un problema nel gestire l’emergenza del #Coronavirus; #Fontana protesta. Spunti da AGI.
«"Il sistema sanitario nazionale è costruito su base regionale e non è predisposto per affrontare una emergenza come questa". Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in una intervista a Frontiere che va in onda questa sera alle 23.40 su Rai 1. "Se non ci muoviamo all'unisono non riusciremo a fronteggiare la diffusione del virus", ha aggiunto. "Dobbiamo essere pronti anche ad adottare misure che contengano le prerogative dei presidenti di regione". "Se dovesse aumentare il livello di emergenza, ci sarebbero queste misure straordinarie. Al momento, però, la situazione non lo richiede", ha aggiunto Conte.»
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(11) La #COVID2019 avrebbe fatto comparsa ad ottobre, e ha avuto un’accelerazione a dicembre per via di un migliore adattamento all’ospite umano. Spunti da Il Fatto Quotidiano.
«Comparsa quindi “tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre 2019”, l’epidemia ha avuto a partire da dicembre una devastante accelerazione: da allora, ogni contagiato ha prodotto altri 2,6 casi e il tempo di raddoppio dell’epidemia è stato di 4 giorni. “È verosimile – commentano comunque gli autori – che tale rapidità di crescita dei casi si sia successivamente ridotta in seguito alle misure restrittive adottate in Cina. Ulteriori studi su genomi isolati in un periodo più recente potranno confermare l’utilità di queste tecniche anche nel valutare gli effetti delle misure di prevenzione adottate”.
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Utilizzando metodi statistici, è stato inoltre stimato quante persone sono state infettate in Cina entro il 23 gennaio. L’analisi mostra che in quella data, probabilmente i casi erano compresi tra 4.000 e 19.000. Tuttavia in quel momento i casi confermati erano 581. Ciò significa: nel caso più estremo, solo 1 persona ammalata su 33 è apparsa nelle statistiche ufficiali, nel migliore dei casi 1 persona su 7. I ricercatori hanno reso disponibile l’analisi ad altri studiosi sul portale Virological, ma avvertono che il loro lavoro non è stato esaminato da altri esperti, come prevedono gli standard nella ricerca perché in una situazione come questa, ciò avrebbe richiesto troppo tempo.»
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(12) La riforma del titolo V, l’aziendalizzaione della #Sanità e i piano di rientro regionali hanno condotto alla penuria attuale di risorse per affrontare l’emergenza #COVID19. Spunti da Enzo Paolini su Il Manifesto.
«Spacciata nel 2012 per una norma virtuosa era, in realtà, il mezzo per dichiarare recessivi nella logica iperliberista e “aziendalista”, i diritti fondamentali, quelli che i costituenti avevano previsti in Costituzione e dichiarati dovuti e pretendibili dai cittadini senza “corrispettivo” – scuola, ambiente e sanità per intenderci – perché assicurati a tutti, indistintamente, mediante il prelievo fiscale proporzionale e progressivo.
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Da qui i commissariamenti delle regioni in particolare al sud, indebitate in parte per il fisiologico costo del servizio sanitario, in parte per gli sprechi, contro i quali neanche un centesimo è stato risparmiato, sono stati invece imposti nuovi tagli, riduzioni di servizi e di diritti così da presentare (senza neanche riuscirci) bilanci migliori e indirizzati verso il pareggio.»
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(13) L’#Italia ha un rapporto tra #spesa sanitaria pubblica e #PIL tra i più bassi d’Europa, e negli ultimi anni ha ridotto il personale sanitario. Spunti da Rosy Battaglia su Valori.
««In Italia il rapporto tra spesa sanitaria e Pil è al 6,6%, tra i più bassi d’Europa – continua l’ex senatrice – Tre punti in meno di Germania (9,6%) e Francia (9,5%) e molto meno di Svezia (9,1%), Olanda (8,2%) e Regno Unito (7,6%). Solo Spagna e Grecia hanno una spesa inferiore alla nostra (rispettivamente 6,3% e 5,1%), oltre a molti Paesi dell’Est. Persino quelli con un sistema sanitario affidato in maniera rilevante al finanziamento privato spendono, per la sanità pubblica, molto più di noi come la Svizzera che impegna il 7,7%».
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La riduzione, sempre secondo l’elaborazione dell’associazione Salute Diritto Fondamentale, ha interessato circa 8mila medici. E ben 13mila infermieri, nonostante la loro presenza sia già molto inferiore al resto d’Europa, sia in rapporto alla popolazione (5,6 infermieri ogni 1.000 abitanti, contro 12,9 della Germania e 10,2 della Francia), sia rispetto ai medici (abbiamo infatti solo 1,4 infermieri ogni medico, contro circa 3 di Francia e Germania).»
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(14) Il rifiuto in #Lombardia di fare sorveglianza attiva ha portato a numeri fortemente falsati; il #SSR lombardo è collassato nella capacità di contenimento dei contagi. Spunti da Chiara d’Ambros su Globalist.
«Perché questa sorveglianza è così cruciale?
Questo parte tutto dallo studio di Vo perché abbiamo dimostrato che al momento del primo contagio abbiamo trovato che il 3% della popolazione era positiva. Che è una enormità. Una fetta ampia di queste persone era asintomatica. Non solo. Nel secondo screening abbiamo dimostrato che persone che vivevano con persone positive asintomatiche si sono a loro volta infettati. Quindi gli asintomatici tramettono il virus, non ci sono dubbi. E’ chiaro che una delle sfide che abbiamo in questo momento è trovare gli asintomatici oltre che preoccuparci e curare i sintomatici. Quindi noi vogliamo rafforzare la sorveglianza sul territorio. E fare quello che finora non si è fatto. Sorveglianza attiva sul territorio il che significa che se una persona chiama e dice io sto male, invece di lasciarla sola a casa senza assistenza senza niente, noi con la unità mobile della croce rossa andremo lì, faremo il prelievo alla persona, faremo il tampone ai familiari, faremo il tampone agli amici e al vicinato, perché è là intorno che c’è il portatore sano, è là intorno che ci sono altri infetti. Punto.
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A proposito di controllo, si parla molto della Lombardia ma anche in altre regioni stanno emergendo delle criticità, come per esempio nelle Marche. Cosa non sta funzionando nel contenimento dell’epidemia.
Guardi è mancata una conoscenza epidemiologica, è mancato completamente il supporto sul territorio della Sanità Pubblica. E’ stato inesistente. I numeri della Lombardia sono tutti sbagliati. La verità sta nei numeri. Se si prendono le tabelle di ieri 21 marzo in Veneto. Prende il numero dei deceduti che sono 146 e lo divide per il totale dei contagiati 4617 vedrà che la mortalità è attorno al 3% come in Cina o in altri paesi, nella media. Se lei prende invece il totale dei positivi in Lombardia che ieri erano 25.515 e lo divide per il n dei deceduti, 3095 avrà una percentuale del 12%, i conti non tornano! Com’è possibile che in Veneto ci sia il 3% della mortalità mentre in Lombardia il 12%. Che cosa manca in Lombardia? Manca il numero dei casi domiciliari. Questa distanza dà l’idea del crollo del Sistema Sanitario Lombardo a livello locale, territoriale. Non è che in Lombardia si muore di più, il fatto è che il numero dei contagiati è molto maggiore ma non sono rilevati. Se si tiene come punto di riferimento il 3% di mortalità si può realisticamente, non solo ipotizzare ma dire che In Lombardia ci sono circa 100.000 non circa 25000 casi, questa è la realtà. Questi numeri non danno l’idea del disastro che stiamo vivendo.»
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(15) L’affanno della #Lombardia nasce da numerosi fattori, tra cui la scarsa trasparenza della #sanità privata e la non-gestione di #Fontana e #Gallera. Spunti da Selvaggia Lucarelli su TPI.
«La regione Lombardia ha una sanità che in buona parte è affidata al privato, si sa. Non intendo entrare nella generica questione vantaggi/svantaggi, ma è indubbio che in una situazione di emergenza gli svantaggi siano stati superiori ai vantaggi. L’emergenza Coronavirus non è redditizia per i centri privati. Convertire una clinica in cui si fanno costose operazioni o si fanno pagare camere per la lunga degenza o semplice “residenza temporanea” anche seimila euro al mese in clinica Covid, non conviene. Di qui un problema fondamentale. Quando i focolai sono scoppiati nelle cliniche private che non erano ancora convertite in Covid, quante cliniche private hanno comunicato tempestivamente la situazione alla Asl? Quante hanno corso il rischio di venire chiuse all’istante e di perdere fatturato? Se in una clinica privata il personale si ammala è un problema. Se c’è un focolaio tra i pazienti è un problema. E con una gestione non pubblica ma interna della crisi, si possono insabbiare molte cose. Soprattutto se a un certo punto in tutti gli ospedali e le cliniche si chiudono le visite ai parenti.
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La gestione Fontana è una non gestione. Dovremmo urlarlo tutti i giorni in tutte le lingue. Dovremmo affacciarci al balcone non per cantare ma per urlare a Gallera e a Fontana di fare qualcosa di serio per arginare la malattia. Si aprono nuovi ospedali che si riempiranno in 5 minuti, ma non si fa quello che dall’epidemiologo al barista dell’autogrill avrebbe già deciso di fare in un paese serio: monitorare, mappare, isolare. In Lombardia, se non lo sapete ve lo dico io, siamo abbandonati a noi stessi. Non sapete e non sappiamo né il numero dei morti né il numero dei contagiati. Quei numeri lì snocciolati sulla Lombardia in conferenza stampa da Borrelli sono numeri di un’approssimazione sconcertante.»