TETTONICA POLITICA DOPO LE REGIONALI


Nonostante l’esultanza per il 3-3 alle Regionali e i risultati tendenzialmente conservativo rispetto alla composizione uscente, di fatto il Centrosinistra è ulteriormente retrocesso, perdendo le Marche e rimanendo in sole cinque regioni: Emilia Romagna, Campania, Puglia, Toscana e Lazio (Il Sole 24 Ore).

Come ebbe a dire Lorenzo Pregliasco prima delle elezioni, il 3-3 non sarebbe comunque stato un risultato desiderabile, in quanto indicatore di una crisi per il Centrosinistra:


E infatti una crisi c’è stata, ma non solo nel Centrosinistra, bensì è detonata internamente a tutti principali partiti, in modi coerenti con le ragioni della sconfitta di ciascuno. Il M5S ha visto fallire entrambe le linee, sia quella eroica dell’affrontare la sfida elettorale da soli (Antonella Laricchia in Puglia) che quella strategica del riproporre in piccolo l’alleanza di Governo (a sostegno di Ferruccio Sansa in Liguria), e ora è una polveriera che brama un congresso (Dire). 

Il PD rimane protetto dallo scudo dell’alleanza con i Cinque Stelle (Affaritaliani), procrastinando ulteriormente il momento in cui fare i conti con le ragioni della propria esistenza;  e può pItalia Viva è di fatto evaporata ovunque, relegata ormai a una condizione di irrilevanza, soprattutto - è questo il dato che preoccupa di più Renzi - in Toscana, dove il suo contributo alla vittoria di Giani è stato minimo (Huffington Post). 

La Lega di Salvini, dal canto suo, di fronte alla vittoria quasi plebiscitaria di Zaia in Veneto, rischia di avvicinarsi a una crisi interna, e di tornare alla sua anima originaria autonomista, abbandonando le avanguardie populiste á la Bannon (Internazionale). Se fino a poco prima delle elezioni la linea era la solita, ossia di fomentare rabbia e paura sui social (the Submarine), ora Salvini si sta interrogando sulla possibilità di allontanarsi dal gruppo della Le Pen e avvicinarsi ai Popolari (La Stampa).  

Per le opzioni di voto i partiti sono risultati meno influenti dei leader candidati, come mostra il peso del voto disgiunto, che addirittura incorona Zaia come rappresentante bipartisan. Si conferma, quindi, l’effetto dell’incumbency (YouTrend).

L’immagine di Conte è la sola a essere uscita rinnovata e rinforzata dalla crisi pandemica e da quella seguita al voto regionale: rassicurante, competente, concreto e vicino alla gente, così appariva già a maggio 2020 (Istituto Cattaneo); in alcune simulazioni di voto, un’ipotetica lista Conte sarebbe stata in grado di drenare voti dal PD e dallo stesso M5S (TermometroPolitico). Si può dire che sia stato lui il vero vincitore di queste elezioni, che gli lasciano ancora più spazio e allontanano le principali minacce (Formiche).

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